Una maratona al giorno, cento volte.  Quarantadue chilometri dall’alba al tramonto per arrivare dalla costa Est degli Stati uniti ad Ovest. Dalla Georgia alla California calpestando le terre dell’Alabama, del Mississippi, della Louisiana, del Texas e del Nuovo Messico. Una corsa infinita con un chiodo fisso nella testa, un tarlo con cui un giorno ti ritrovi a fare i conti senza scegliere e che decidi di prendere di petto perchè sono tanti quelli che non mollano di fronte a nulla. Guy Fessenden dev’essere uno di questi. E’ un papà americano di 54 anni che ha deciso qual è  la sua sfida: correre 100 maratone in soli 140 giorni aiutare la figlia che da dodici anni è malata di schizofrenia, malattia mentale di cui poco si parla. Ed è per questo che  il 2 ottobre  è partito. La sua avventura è tutta in un blog. Un diario in cui racconta ciò che gli sta capitando, i suoi incontri, le sue emozioni. Un diario in cui spesso dialoga anche con sua figlia che nei momenti di lucidità scrive e gli risponde. Attraverso il sito e con le maratone Fessenden raccoglie  fondi per la ricerca sulle malattie mentali che andranno a diverse associazioni come la Narsad, Brain and Behavior Research Fund, e la Nami, National Association for Mental Illness. “Quando arriva il mattino inizio a piangere, sento quelle voci e chiedo a Dio, perché?” ha scritto pochi giorni fa la figlia di Guy sul blog del padre.  Non c’è rsposta ad un post così. O forse sì. E Fessenden probabilmente l’ha trovata. Così, come un nuovo Forrest Gump, non si ferma e  proprio come accadeva nel film, incontra anche chi decide di unirsi per qualche chilometro alla sua corsa. Prima solo qualcuno, ora sempre di più.