Non è giornata.  Paolo un ragazzo di 36 anni è morto perchè il suo cuore non ha retto dopo la maratona di Milano. Alla fatica, al caldo, alla sua sorte chissà. Resta il fatto che purtroppo non c’è più e qualche riflessione mi va di farla. Fino a che punto val la pena di osare? Fino a che punto si deve correre, allenarsi, faticare? Qual è è il limite da non superare, quale il margine di sicurezza?  Io credo che ci sia una linea rossa precisa e ben tracciata al di là dei controlli medici.  Una linea che ha un nome e un cognome, un cuore, un cervello, dettata dal buon senso, dal divertimento, dalla consapevolezza dei propri limiti e del proprio talento. Ma non sempre è una linea certa. E sufficiente. Così in ogni istante faccio i conti con i miei 48 anni,  la mia famiglia i miei tre figli e lo sport che è sempre stata parte fondamentale della mia vita ma non l’unica ragione. Faccio i conti con una passione che ha nella sfida la sua essenza ma che in tutti questi anni mi ha anche insegnato che è dignitoso anche perdere, non superarsi, rallentare , ritirarsi o fermarsi. E il resto la lascio nelle mani del destino.