Salita, discesa, salita ancora discesa. Poi una frana, poi discesa, curva salita ed ecco Caprioli. Fine della prima parte. Ti giri e riprendi a puntare Palinuro che non è lontanissimo ma sembra la terra promessa. Fa un caldo terribile in questo pezzo di terra campana. Non serve a nulla il mare che sta di sotto, non ti rinfresca neppure la  mente. Anzi. Sudi come una fontana e sudi salalto perchè il bagno che hai fatto la mattina è rimasto ancora un po’ sulla pelle. Così gli occhi ti bruciano, ci passi le mani per asciugarti ed è peggio di prima. Non ti rendi conto più di nulla. Perchè correre alle due del pomeriggio è la cosa più stupida che si possa fare, perchè un’ora di canoa del mattino ha lasciato il segno e perchè il tuo fido satellitare Garmin non va più. Morto stecchito anche lui.  Non sai più la distanza, a quanto vai, quanto manca. Allora guardi vesro l’infinito. Cerchi l’indicazione del tuo campeggio. Pensi che nel bungalow hai della frutta e in frigo una bottiglia di Gatorade che dovrai bere a piccolissimi sorsi. Pensi che ti farai una doccia, che raggiungerai i bimbi in piscina, che andrai a cena in un risotrante con vista sul mare e con il sole che tramonta. E pensi che da queste parti c’è una mozzarella che fa resuscitare i morti. E così riprendi a correre.