Finiti i tempi dei saluti alla mamma e del “Sono contento di essere arrivato uno…”. Il ciclismo è cambiato. Ci sono le bici in carbonio, i cambi elettronici, le ruote a profilo alto, le maglie tecniche e i look sempre più curati. E sono cambiati i ciclisti. In gruppo ci sono laureati e fior di ingegneri dal nostro Marco Pinotti al francese Jeremy Roy che nell’ultimo Tour credo sia stato il corridore che ha percorso più chilometri in fuga. Insomma un altra vita rispetto a tanti anni fa quando si correva con i copertoni di scorta incrociati sulla schiena. Ma lo slang resta. Restano le interviste a caldo quando stravolti dalla fatica anche i campioni fanno i salti mortali per mettere in ordine i pensieri e le parole. E allora mi piace credere che poco sia cambiato. E la cosa che mi colpisce di più e che nove corridori su dieci nelle loro interviste ci piazzano un “Dai!!!”. Da Basso a Cunego a Scarponi prima o poi arriva. “E stata una gara dura, è andata via una fuga e siamo rientrati a due chilometri dall ‘arrivo. Ma va bene così..Dai!!!”. Oppure: “Non è stata una giornata facile ma domani ci sono le montagne e allora proverò ad attaccare…Dai!”. O ancora: “Il Giro è tutto da decidere, se tengo sulle montagne nella crono finale credo di poter dire la mia ..Dai!”. Un mondo. Un mondo che ha i suoi riti, le sue regole e il suo slang.  Un mondo che mi affascina per la sua semplicità e per la sua genuinità. Che nonostante tutto resta intatta.”Dai!!!.