Wilf Cooper è un arzillo novantenne di Bristol con sette figli, quattordici nipoti e la passione della corsa. Una passionaccia, di quelle che non riesci  a farti passare neppure quando l’età avanza, neppure dopo un infarto,  anche se vent’anni fa. Così Cooper si mette le scarpette da running e racconta a Sylvia, sua moglie da sempre, che va a seguire le corsette nelle campagne della città perchè fa parte dell’organizzazione di una squadretta: <Ma non corro… stai tranquilla. E poi chi ce la fa…>. E invece ce la fa eccome. Perchè, senza che nessuno della sua famiglia se ne accorga lui si allena ogni giorno, appena può: corricchiando, facendo le scale di casa sua di corsa, rientrando dalla spesa. Insomma si ingegna. E la domenica va. Va e corre una mezza maratona in poco più di tre ore che, a novant’anni suonati, non è proprio uno scherzo. Così da sette anni, in segreto, rosicchiandosi uno spazio per la sua passione senza che nessuno ci metta becco. Ma come capita spesso c’è sempre qualcosa che va di traverso. Così una mattna, un vicino di casa di Cooper, accende la tv perchè probabilmente non sa che altro fare e chi ti vede in pantaloncini e scarpette che sta correndo una mezza maratona? Il suo amico Wilf. Ma sì, proprio il “vecchio” Wilf. Si dà una strropiccaita agli occhi e poi , passato lo stupore, si precipita a suonare alla porta delle signora Sylvia che ovviamente cade dal pero. Non ci può credere ma poi si deve arrendere al’evidenza. E così finisce il sogno di Wilf Cooper il maratoneta. Anzi no.  C’è il lieto fine. Sylvia  lo perdona,  passa sopra alla bugia e dice che se ciò che vuole è continuare a correre lo faccia pure. Anche perchè Wilf correndo raccoglie fondi per il St Peter Hospital una residenza per anziani dove paga la retta per un suo amico malato di tumore. Bellissima storia, non sembra neanche vera.