“Quando le lepri hanno terminato la gara ci ho provato e mi è andata bene, anche se il finale è stato reso difficile dal caldo, dal vento e dai sanpietrini.  Sono felice e ora con i 40 mila euro del premio comprerò terreni per costruire case e affittarle…”. Luka Lokobe Kanda a botta calda dopo aver vinto la diciottesima maratona di Roma. Dopo aver tagliato il traguardo a braccia alzate il keniano si fa due conti perchè non si vive solo di gloria, soprattutto dalle sue parti. E così si capisce subito quale sia ancora l’essenza di questo sport che non è fatto di primedonne ma di atleti fortissimi, spesso africani, abituati a soffrire e a sacrificarsi in cerca di un riscatto. La maratona per loro è un investimento, il modo cambiare vita e svoltare. Ma anche di cambiarla alle loro famiglie. La maratona quindi resta il sogno e oggi quella di Roma lo è stata non solo per Luka Lokobe. Ma per più di 16mila persone che hanno corso, sudato, faticato e sofferto su un percorsdo tra i più belli e affascinati che ti possano capitare. Ha vinto il kenia. Del primo si è detto: è arrivato in 2h08’04” .Mentre la 34enne Hellen Kimutai ha tagliato il traguardo in 2h31’11” prima tra le donne. Luka Lokobe  Kanda ha staccato tutti i rivali al 30° km, con un allungo secco. Sul podio sono saliti anche il connazionale 29enne Samson Kiprono Barmao (2h08’52”) e l’etiope 24enne Demssew Abebe Tsega (2h10’47”). La Kimutai ha invece corso una gara molto intelligente, rimontando e superando la 23enne etiope Ashete Dido Bekele a un chilometro dall’arrivo. La seconda ha tagliato il traguardo in 2h31’23”, mentre al terzo posto si è piazzata la 27enne russa Marina Kovalyova(2h31’53”). Fin qui i campioni. Ma è ovvio che la maratona di Roma è stata soprattutto qualcos’altro. Un fiume di gente che è partito dai Fori imnperiali e ha invaso la città. Con le stracittadine quasi 90 mila persone a correre e a divertirsi. Ognuno con la sua storia, la sua allegria, la sua motivazione. Come Alex Zanardiche ha dato spettacolo per la sua tenacia di sempre. L’ex pilota di Formula dopo aver vinto nel 2010 e dopo il 2° posto per problemi tecnici dello scorso anno ha dominato in 1h11’46», migliorando di oltre 4’ il suo record di due anni fa (1h15’53«): “E’ stata una bella gara- ha detto Alex al traguardo- e , sono contento del tempo e di aver vinto davanti a mia moglie e mio figlio. Mi dispiace solo per i ragazzi che mi sono arrivati dietro: io sono avvantaggiato sia per le mie condizioni fisiche che per il mezzo che ho disposizione”. O come il veronese Luca Turrini, residente a Sydney, che a Roma ha corso la prima di 20 maratone in 20 giorni in Italia (844 chilometri), con l’obiettivo di raccogliere 50.000 dollari australiani (37.000 euro) da devolvere al Cancer Council Australia: la prima delle sue 20 fatiche è stata conclusa in 4h25’03”. Ma non era il solo ad avere un buon motivo per correre nella capitale.Campioni di solidarietà del Charity Program anche il romano Giuseppe Papaluca e l’argentino residente a Roma Tobias Gramajo, che si sono inventati l’iniziativa “Vincere senza arrivare primi”. Sono partiti per ultimi e hanno raccolto da ogni sostenitore 1 centesimo per ogni atleta superato: i fondi raccolti serviranno per costruire BibliPaganica, una struttura polifunzionale a L’Aquila che ospita una biblioteca per bambini e ragazzi con il presidio dell’Associazione Libera. Gramajo è arrivato 631° in 3h13’42”, Papaluca 7455° in 4h19’35”. Rosie Swale-Pope, la 64enne gallese di origine svizzera, invece ha corso per raccogliere fondi per la ricerca sul cancro in memoria di suo marito, ha tagliato il traguardo dopo 5h34’07”.  Mauro Firmani, 54enne di Roma, ha corso la sua 100° maratona e per festeggiare si è fatto accompagnare da una ventina di amici vestiti da clown con varie carriole di caramelle, che hanno distribuito ai bambini sul percorso. Il gruppo ha tagliato il traguardo in 6h07’46”. Il primo dei romani è stato Giorgio Calcaterra, il 40enne tassista-maratoneta, due volte campione del mondo dei 100 km, che è arrivato 26° in 2h30’32”.Ma alla fine al traguardo sono arrivati in tanti. Anzi tantissimi. Record doveva essere e record è stato. Sono stati 12.688 gli atleti che ce l’hanno fatta. 77 maratoneti in più dell’anno scorso quando erano arrivati ai Fori imperiali in 12.611. C’è stato un primo con il suo sogno ma anche un’ ultima Deborah Ingram, anmericana della Florida che è arrivata in 7 ore e 15 minuti. E sognava anche lei, proprio come Luka Lokobe…

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