Novantasei chilometri e pochi metri. Ma valgono anche quelli perchè si arriva su una rampa in salita ripida come poche e che non finisce mai. Novantasei chilometri partendo all’alba e attraversando Milano da viale Sardegna a viale Palmanova che più deserta non si può ed è una magia che capita una volta l’anno esattamente a Ferragosto. Poi Pioltello, Gessate, Vaprio d’Adda, Dalmine e Bergamo tutte o quasi su una linea retta e piatta che bisogna avere la fortuna di non fare controvento. Fin qui due ore e mezzo di pedalata comoda. Senza strafare in attesa della salita che ti porta in Valseriana. Dieci chilometri per mille metri all’insù  da Nembro a Selvino, non imposssibili ma comunque duri soprattutto quando nelle gambe hai già archiviato un’ottantina di chilometri. Così a metà può anche capitare che ti arrivi la bella crisi di fame che non ti aspetti. Come l’ultimo dei pivelli alla sua prima uscita in bici. E paghi dazio. Perchè quando devi fare i conti le gambe che non ne vogliono più sapere a poco vale se mancano solo tre chilometri alla fine, se ne hai già fatti novanta e  se in un altro giorno, in un’altra ora, in un altro momento quei tremila metri li faresti  a 20 all’ora. E invece si sale a dieci. Piano, piano pregando perchè tutto finisca il prima possibile. Da Albairate a Selvino, la mia classica di Ferragosto. Da anni ormai prendo la  bici all’alba e raggiungo moglie e figli in montagna. E’ cominciata per scherzo e ora sta diventando una  piccola tradizione. Quest’anno era la quarta edizione. E la buona notizia è che sono raddoppiati gli iscritti: non più da solo ma con mio cugino che va come uno scooter e mi ha dovuto aspettare. Forse anche la Milano-Sanremo è cominciata così…

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