Nel Parco nazionale del Torres del Paine ci sono stato esattamente 12 anni fa. Un viaggio indimenticabile su un fuoristrada partendo da Puerto Natales di cui ho ancora negli occhi una nitida serie di immagini e di profumi. Compreso quello delle empanadas di “queso” e “mariscos”  innaffiate da una birra ghiacciata a metà strada.  Un sogno. Così come un sogno fu quel servizio in quella infinita lingua di terra che è il Cile per raccontare cosa doveva essere e cosa non è mai stata la Carrettera Austral, la spina dorsale dell’America del Sud, la  strada che Pinochet costruiva e i cileni smontavano. La Patagonia cilena è davvero il Sud del mondo e te ne accorgi senza che nessuno te lo spieghi. Una sensazione immediata. Lo vedi dai colori, dal cielo, dal blu scuro del mare quando ti avvicini. E lo ascolti nel silenzio che come qui da nessun’altra parte.  Il parco nazionale del Torres del Paine  è riserva della biosfera così voluta dall’Unesco dal 1978, una delle undici aree protette esistenti nella Regione dell’Antartide cilena.  Un posto magico da vedere, visitare,  dove fare un viaggio e anche dove correre.  E il 23 settembre oltre 250 atleti di vari Paesi del mondo proprio lì correranno ( beati loro) nella prima Maratona Internazionale Torres del Paine. L’obiettivo di riunire fondi per ripiantare un milione di alberi di speci locali. La corsa si svolgerà su tre distanze 10, 21 o 42 chilometri. Al via corridori di Cile, Argentina, Stati Uniti, Gran Bretagna, Sudafrica, Francia, Austria, Brasile e Messico e anche il belga Stefaan Engels, noto come ’Marathon Man’,  il primo atleta a portare a termine 365 maratone in un anno.  Per partecipare i concorrenti dovranno sborsare tra 90 e 143 dollari. I fondi raccolti saranno utilizzati per una grande campagna di rimboscamento del parco che continua da quando, nel  2011, un turista aveva provocato un drammatico incendio, durato oltre dieci giorni, che distrusse 13 mila ettari di foreste.

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