Domenica di vento. E tanto. Chi ha corso ieri tra Milano e dintorni ha dovuto fare i conti con una forte tramontana che, se ha avuto il pregio enorme di regalare finalmente una giornata di sole con il cielo azzuro a chi non lo vedeva da almeno tre mesi,  qualche problema lo ha creato.  Chi corre o pedala il vento non lo ama. Conosco ciclisti che si allenano anche quando nevica che però alla prima brezza la bici la lasciano in box. Troppa fatica. E anche per chi corre non è una passeggiata. Non ci vuole certo un dottorato nello studio dell’energia eolica per capire per vincere la resistenza delle raffiche bisogna spendere parecchie energie in più e che chiaramente  le prestazioni diminuiscono, Ci sono anche calcoli un po’ empirici che però rendono l’idea. In bici la scia vale più o meno il 30 per cento in una giornata normale, figurarsi se c’è vento e a piedi conta meno ma conta. In una giornata non particolarmente ventosa ad esempio un maratoneta che corre davanti al gruppo spende circa il 2 per cento in più in termini di energia rispetto a chi si ripara dietro di lui. E il due per cento di fatica in più  si traduce in un ritardo di oltre 3 minuti sulla distanza della maratona per chi corre intorno alle 2 ore e mezzo e di 5 minuti circa per chi arriva al traguardo nelle 4 ore. Non è poco e con il vento che c’era ieri il calcolo dei tempi si fa esponenziale così come la fatica. L’unica consolazione restano un sole fantastico, un cielo terso che a Milano sembra un sogno e là sullo sfondo le montagne imbiancate. Impagabile.

 

Tag: , , , , ,