C’è l’ora  legale e c’è la messa di Pasqua. Poi la festa da santificare che si può fare in tanti modi. Con le gambe sotto il tavolo di un agriturismo o con le gambe che spingono sulle pedivelle di una bici in una giornata controvento. Ognuno ha il suo Giro delle Fiandre e i suoi muri. Sulle sponde del Ticino per nuna sessantina di chilometri arrampicandosi sullo strappo della Gatta o  sulla Ronde van Vlaanderen con le ruote che cercano uno spiraglio sul pavè. E in una giornata dove pedali in silenzio  passando via le auto parcheggiate in doppia fila davanti alle trattorie fuoriporta pensi alla cena che verrà e a chi sta correndo sul serio in quel fantastico angolo di Belgio dove la bici è più che una religione.  La fatica finisce giusto in tempo per godersi gli ultimi trenta chilometri di sfida. Cancellara e Sagan, testa a testa fino all’ultimo muro dove lo svizzero travestito da scooter accelera e se ne va. Impressionante dimostrazione di potenza, di classe e di coraggio. Fabian arriva a braccia alzate sul traguardo di Oudenarde. Il Fiandre fa cento anni e si merita un vincitore così.

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