Certo, poteva succedere ovunque però è successo a Firenze, in Italia, e proprio durante i mondiali di ciclismo cioè sotto il naso dei giornalisti di mezzo mondo. Così il furto di 16 biciclette  dei corridori della Nazionale russa nel parcheggio di fronte all’Hotel dove alloggiava la squadra a Prato diventa un “caso” e rimbalza dalla Russia al Sudamerica. Ed è ovvio che non ci facciamo una bella figura . E infatti poche ore dopo il colpo è arrivato il tweet di  Alexander Kolobnev:«Rubate tutte le biciclette la scorsa notte- scrive il capitano della squadra russa-  Domani non parto. La mafia è ovunque…>. Per portare via il bottino sarebbero stati usati almeno tre furgoni. Un blitz vero e rporpio. Come quello dei tecnici della squadra che hanno fatto i miracoli per riassemblarne di nuove. Tutto in una notte:  «Abbiamo fatto il possibile mettere insieme  in tempo record le nuove biciclette- ha spiegato Pierumberto Zani, manager e direttore della Katusha, il team ciclistico russo con sede a Lonato nel Bresciano-  domani i nostri ragazzi potranno partecipare alla gara». Resta la rabbia. Che è poi la stessa di chi troppo spesso negli ultimi anni si è trovato i box aperti, i bauli delle auto forzati, le cantine svaligiate. Le bici sono passione e spesso  il sogno che ognuno si regala magari anche esagerando un po’. Però fanno gola ed è assurdo che si debba vivere col terrore che te la portino via. Ma putroppo va così anche perchè chi ruba una bici oggi sa perfettamente di non rischiare assolutamente nulla. Non c’è quasi più sanzione. Eravamo il paese della pizza e del mandolino? Rischiamo di diventare quello dei ladri di biciclette. C’era un film di De Sica con lo stesso titolo. Ma quello era un capolavoro del Neorealismo, qui stiamo parlando di un’altra cosa.

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