C’era una volta il ciclismo dell’onore e dei buoni sentimenti. Il ciclismo dove la più grande furbata era ( al massimo) una spinta sul Pordoi o sullo Stelvio…Il ciclismo delle ore al freddo ad aspettare il passaggio dei primi, degli altri, degli ultimi e…applausi per tutti. Un soffio che volava via che ma valeva una giornata, una notte d’attesa. E chissà se c’è ancora…Cambia il ciclismo. Che oggi naviga, chatta , “twitta”,  è molto più patinato, in carbonio, goretex e via così e cambiano i suoi tifosi. L’altro ieri c’era sulla strada di MOntecassino c’era Giampaolo Caruso in terra con la sua bici chissà dove e con una smorfia tremenda che però per fortuna c’era,  perchè all’inizio si era anche temuto il peggio. Caruso era lì e l’immagine di quel tifoso ( tifoso?) che scappa via col suo casco e la sua borraccia ha fatto il giro del web. Un ladro? Sì, certo un ladro ma che si è portato via qualcosa di più di un caschetto. Si è portato via un pezzettino di storia e un pezzettino di poesia. Forse è sempre stato così e forse non ce ne siamo mai accorti o abbiamo fatto finta di non accrogercene. Forse è sempre stato così ma non c’erano tutte le telecamere che ci sono oggi, le stesse che sui campi di calcio ormai obbligano tutti a coprirsi la bocca con una mano quando parlano.  Può darsi. Però non c’era solo quel tipo tracagnotto al fianco di Caruso che gli portava via il caschetto. C’era anche una signora che forse hanno visto in pochi. E’ rimasta lì per un po’ a guardare poi si è sfilata la giacca e gliel’ha appoggiata per ripararlo dall’acqua. Tutta un’altra storia. O forse la stessa, quella di sempre , del ciclismo che ci piace che sia. C’era una volta il ciclismo…e speriamo che ci sia ancora.