A Telfess in Austria quando l’hanno visto arrivare  qualcuno si è fatto il segno della croce.  E qualcuno deve anche aver pensato che se Franco Torresani era lì che tagliava il traguardo del campionato del mondo master di corsa in salita forse era un segno del Signore…Lui ha alzato le braccia e gli occhi al cielo e ha ringraziato chi di dovere.  Già perchè oltre  ad essere un “montagnino” di quelli forti che su 11 chilometri e mezzo di salita e un dislivello di più di un chilometro si è messo dietro tutti i migliori in  1 ora 4 minuti e spiccioli , Franco Torresani è anche un parroco della Val di Non ordinato sacerdote ormai da quasi trent’anni. Don Franco, 52 anni in verità è parroco dal 1994 e oltre ad allenarsi e a volare in salita si occupa di custodire oltre 3mila anime nei pesi di Coredo, Tavon, Smarano e Sfruz.«Stavolta l’inglese Martin Cox l’ho battuto- racconta alla Italpress, l’agenzia che da poco ha aperto un portale su sport e chiesa-  non come l’anno scorso che lui mi ha sorpassato in volata e mi ha dato 4 secondi.»- Non era la prima volta che il don si giocava un mondiale.  «No, in realtà – spiega – questa è l’undicesima volta che disputo un mondiale: ho vinto 3 ori, 4 argenti e 3 bronzi».  Il «parroco volante» come lo chiamano i suoi parrocchiani ha messo in “sacrestia”  titoli italiani, un europeo e ora il  titolo mondiale di corsa in montagna , un  titolo europeo nella specialità “Vertical” che si corrono su 3 chilometri di salita per 1.000 metri di dislivello. ma non solo corsa in montagna perchè il “don” va forte anche  con le ciaspole, la mountain bike, lo scialpinismo e lo sci di fondo. Si allena la mattina presto prima della messa e la sera tardi dopo il Vespro, niente tabelle, niente integratori, nessuna alimentazione speciale se non cioò che di volta in volta gli ofrono suore o  parrocchiani e mai ovviamente gare la domenica mattina perchè c’è ovviamente qualcosa di più importante da fare. Ed è chiaro che anche dopo il titolo mondiale di corsa in salita per il don non cambia nulla. «Competere correttamente, senza prevaricare, sempre pronti comunque a tendere una mano all’avversario, fa bene – dice don Franco all’Italpress– Libera la testa, predispone all’amicizia, spinge a tirar fuori il meglio di sé e a prendere il meglio degli altri facendo a gara per superarli, per essere davvero “migliori”». E ancora: «La corsa ti segna e la fatica insegna. Ha tratti in comune con la fede: esige fedeltà, coerenza, impegno fino alla fine, a dare tutto te stesso fino all’ultima risorsa….”