Tacchi e cravatte. Non tutti ma tanti com’era giusto che fosse in una serata di Gala. Una passerella diversa per tanti campioni la terza edizione della festa del triathlon che è andata in scena ieri sera sul palco del Cinema Manzoni a Milano. Tutti lì a celebrare uno sport che quelli che lo raccontano dicono sia di “endurance” e che invece è una bella fatica. Bella perchè ti diverte. Perchè ti fa capire fin dove puoi arrivare e bella perchè, indipendentemente da vittorie, tempi e piazzamenti, ti dà un soddisfazione immensa. Trent’anni fa sul litorale di Ostia a provarci erano una manciata di curiosi. Oggi sono tanti di più. Più allenati, più tecnici, più sponsorizzati, più griffati e forse anche più belli. Ma sono i tempi che cambiano e trent’anni sembran pochi ma poi, come cantava De Gregori, ti giri a guardarli e non li trovi più. E allora i premi fioccano. Campioni del lungo, del corto, squadre, libri, gare c’è stato un premio per tutti che è quasi un Oscar per l’anno che è stato ma non si può dire. Una serata lunghissima (forse un po’ troppo) che si è chiusa con un foto tutti insieme sul palco come si faceva una volta tra compagni di squadra, di scuola o semplicemente tra amici. Una foto di gruppo anche se oggi van di moda i selfie in attesa poi di suonarsele di santa ragione quando suonerà la sirena per il primo tuffo…

A come Aldo Rock. Che ci sarebbe dovuto essere ma alla fine non ce l’ha fatta. Peccato. L’ “Uomo” di Radiodeejay con le sue storie immaginifiche racconta uno sport che è esattamente come molti vorrebbero che fosse: avventuroso, romantico, leale e oltre ogni limite. Non so se si possa definire un pioniere del triathlon, però è stato sicuramente uno dei primi a parlarne in italia e ancora lo fa ( e spesso) ogni venedì mattina su DeejayChiamaItalia con Linus e Nicola Savino. Prezioso.

B come Bike Channel. Qualcosa si muove. Per far crescere un triathlon che sta diventando di moda servono grandi eventi ma servono soprattutto tv che li trasmettano. E Bike Channel ci prova come annuncia il suo editore Filippo Ubaldini. Il canale 214 di Sky allarga le braccia alla famiglia dei trathleti e trasmetterà ogni lunedì sera tutte le tappe della Wts, la World triathlon series. E anche di più. Una fiction che racconterà come due persone che mai hanno fatto sport e partono da zero arriveranno a disputarsi uan gara di trathlon. Ben sintonizzati.

C come Marco Corrà. Oro a squadre agli europei di duathlon junior, argento a squadre ai mondiali, terzo assoluto agli europei di duathlon junior ed altro verrà. Marco, faccia sveglia, papillon e occhiali alla moda è l’unico che sale sul palco e fa il baciamano a Manuela Migliaccio paratriatleta travestita da presentatrice. A quindici anni o giù di lì ha già l’aria di uno che farà strada e risultati, merito suo e anche di suo papà che è anche suo coach e che lui ringrazia.

D come DDS. Famiglia nella famiglia del triathlon. Per questo ( anche per questo) vincono. Non solo Fontana (due), Risti, Crivellaro, Orla e compagnia bella. Il gruppo prende esempio e cresce da girini a ranocchie come un sol uomo. Perchè come spiegava ieri sera Luca Sacchi ritirando il premio per il miglior team 2014: anche nel trathlon la squadra è tutto. Granitici.

E come Enervit. C’era, c’è. C’è sempre ormai ovunque si faccia e si parli di sport. C’è nelle borracce, c’è nelle foto, c’è ai ristori, c’è ai convegni di alimentazione. C’è nella ricerca, nei libri e nelle diete. C’è anche la domenica mattina in radio con Linus, Cassani e Baldini. E c’era anche ieri sera al Manzoni in prima fila con il suo presidente Alberto Sorbini.

F come Fontana e Fabian. Daniel e Alex, compagni di fatica e quest’anno anche di sponsor cronometrato. Anche nel 2014 i migliori nel lungo e nell’olimpico del triathlon, come l’anno scorso, come due anni fa. Ma la differenza c’è. Loro sono un po’ gli Starsky & Hutch di questo sport ma dietro il gruppo è fortissimo, cresce e ormai ha il fiato sul collo. Domenico Passuello, Giulio Molinari, Alberto Casadei, Daniel Hofer e Davide Uccellari tengono la scia. Difficile scrollarseli di dosso.

G come Gaia Peron. Per la bionda azzurra il 2014 è stato un anno da podio: terza ai campionati italiani nell’olimpico, seconda sulla distanza sprint e terza in coppa europa a Bratislava. Non male. Ma non a sufficienza per una maglia azzurra. Così come ormai fanno in tanti per lavoro emigra anche lei e la qualificazione per Rio proverà a giocarsela con i colori della nazionale turca. In bocca al lupo.

I come ironman. E’ il tormentone di molti. Neppure si comincia e già si pensa all’impresa impossibile. Perchè è li che tanti sognano di andare a parare. E così ci si pensa, se ne parla, ci si allena e poi alla fine si fa. Ma non basta mai. Così dopo la prima volta arriva la seconda, poi la terza, poi il tarlo diventano le Hawaii. Dove tutto è cominciato e dove tutti vorrebbero finire

L come libro. Ce n’erano tanti in gara. Tutti belli. Ma ce n’era uno che più degli altri racconta la storia di uno sport vissuto in diretta. Giorgio Alemanni 30 di triathlon li ha raccontati con la passione che serviva e che ha dentro. Gare, racconti, persone, campioni ed emozioni che fanno la differenza tra chi scrive per mestiere e chi invece lo fa col cuore. Un pezzo della sua vita raccontata con gli occhi lucidi. Come dice lo spot di una carta di credito: non ha prezzo.

M come Martina Dogana. Non c’era a ritirare il premio che per ciò che fa da anni sui campi di gara poteva anche essere alla carriera. E invece no. Martina non c’era ieri sera al Manzoni perchè era ad Eliat, sulle coste del Mar Rosso, dove è andata a vincere l’edizione 2015 dell’Israman. E tenendo conto che l’anno scorso ha vinto i campionati italiani di lungo, è arrivata seconda nel Challenge di Vichy e terza a Cannes non c’è nulla da aggiungere.

N come Nuove gare. Ce ne sono tante. Lunghe, corte, su terra, con la bici, con la mtb e anche con il pull boy per chi nuota. Ma ce ne sono alcune che sono più eventi di altre perchè come ha ben spiegato Max Rovatti di Trio Events: “Altrimenti mogli e figli gli atleti li lasciano a casa e noi stiamo facendo di tutto perchè non succeda…”. Così Da Sirmione a Senigallia, da Forte dei Marmi a Peschiera il triathlon pensa in grande. E la via è questa.

O come ospiti. La parte del leone l’ha fatta Davide Cassani, il ct della nazionale azzurra di ciclismo che ha appeso il microfono (della Rai) al chiodo lasciando orfani migliaia di ascoltatori ciclisti. Ma il ct è multisport nell’anima. E così ora continua a pedalare però corre anche e a buoni livelli. Per osare gli manca l’ultimo passo, ma più che un prova di volonta è forse un gesto di coraggio: “Lo farei- ha spiegato- ma rischio di affogare…” . Si farà.

P come Pescara. E’ l’unica prova Ironman Italiana. Per quest’anno ancora mezza ma prima o poi diventerà grande. Era tra le nominate come miglior gara lunga italiana ma non ha bissato la vittoria dello scorso anno. Però resta tra le sfide da mettere in curriculum. Perchè Pescara è Pescara e l’Abruzzo è terra “forte e cortese” che già potrebbe bastare. Poi c’è quel pallino sula “i”. Vuoi mettere?

Q come 46per cento. Non so se andrebbe scritto ma, contrariamente a ciò che dovrebbe fare un giornalista, sarò il più vago possibile. Quantaseipercento sarà un blog che parlerà di triathlon. E non aggiungo altro. Solo che che sarà scritto bene e con passione che sono sempre le due cose che fanno la differenza. Lo so per certo. Stay tuned

R come Rimini. Alessandro Alessandri ritirando il premio per Il Challenghe che organizza nella sua città ha spiegato che “Quest’anno sarà anche campionato europeo sulla distanza 70.3..” Ma non è per questo che il Challenge è stato premiato come gara dell’anno. E chi c’è stato lo sa. La differenza la fanno un’organizzazione impeccabile, un’accoglienza impeccabile, un tracciato impeccabile e anche una Riviera impeccabile. Certo, ci vuole fortuna ma bisogna anche metterci del proprio.

S come sponsor. Più ce ne sono meglio è. In tutti i campi. E ieri sera ce n’erano diversi. Dagli integratori al caffè, dagli snack, alle scarpe da runnig, alle bici, agli occhiali ed altro ancora. E il livello di popolarità di uno sport si misura anche in base a questo. Piaccia o non piaccia funziona così. Lo sanno bene tutti gli organizzatori delle gare che da quando c’è la crisi fanno i salti mortali per far quadrare i conti.

T come Triuno. E’ il progetto che con la tenacia che serve in questi casi Marco Bardella e Antonella Giusti stanno portando avanti da un po’. Avvicinare al Triathlon persone con diverse disabilità motorie: mica come dirlo. E infatti i due si fanno quello che volgarmente si dice un bel “mazzo” per portare la nave in porto. Ma navigano e non mollano. Anzi. Così quest’anno faranno delle giornate di promozione con le società più importanti: dalla Dds alla Pro Patria, dalla 030 al Padova triathlon al Triathlon Rimini. E senza tante chiacchiere.

U come unico. Il fascino di questo sport che si legge sulla faccia di tanti. Quasi tutti. E che vive della contraddizione più grande: trovare tanto piacere nel fare tanta fatica. E più se ne fa più si è soddisfatti. Difficile da spiegare a chi non è del mestiere. Però pare che siano sempre di più le persone che apprezzino quale sia il sottile piacere della sofferenza e del sacrificio. Ed è un buon segno. Non solo nello sport.

V come Vedana. Che al secolo fa Fabio. Era il presidente della giuria tecnica del gala del Triathlon. Un posto che gli spetta per competenza e per ciò che da tecnico ha fatto e continua a fare. Con Simone Diamantini è l’anima e il cuore della Best Performance, un team che segue i triaitleti più forti ( ma non solo) tra cui Daniel Fontana. Al Gala non c’era perchè, con il capitano della DDs, era a Lanzarote per un camp di preparazione. Non c’era ma è come se ci fosse stato. Immanente.

Z come Zanardi. Alex è un po’ un Re Mida. Qualsiasi cosa faccia o in qualsiasi avventura si tuffi attira un’attenzione mediatica impressionante. Lo ascolti e resti ad ascoltarlo per ore. Ti cattura, ti trascina. Come direbbe lui “ti gasa”. Al Gala non è venuto perchè ormai per averlo ospite bisogna mettersi in coda. Però c’era. Con l’anteprima del suo film che da domani andrà in onda su Bike Challenge ” A forza di Braccia”. Il racconto emozionante di una ventina di minuti della sua avventura all’Ironman di Kona. Poi ha inviato un saluto: ”Dopo essere stato a Kona ho una sola certezza: ci torno…”. E non c’erano dubbi.