La storia sembrava un giallo già qualche anno fa, nel maggio del 2011. Ma fu archiviata forse un po’ troppo in fretta come un incidente. Samuel Wanjiru, il più giovane campione olimpico di maratona, l’atleta che stracciò tutti a Pechino, volò giù dal balcone di casa sua dopo l’ennesima lite con la moglie perchè era ubriaco e morì sul colpo. Fine della storia. Anche perchè lo stile di vita non proprio monastico del campione keniano era noto e molto ne sapevano anche i poliziotti che erano dovuti intervenire spesso per placare le sue ire.  Così parve probabile che fosse finita così. Invece no. Samuel Wanjiru  in realtà è stato ucciso. Lo afferma un medico legale del governo keniota che ha escluso il suicidio, ipotesi formulata in un primo momento dalla polizia.   Il governo dispose una inchiesta per determinare le cause reali del decesso. Tre le autopsie eseguite sul corpo di Wanjiru che hanno dato risultati differenti. Ora il dottor Moses Njue è sicuro: Wanjiru sarebbe sopravvissuto alla caduta dal balcone ma sarebbe stato in seguito colpito alla testa da un corpo contundente. Il caso è riaperto e oltre 30 persone dovranno essere chiamate a testimoniare.