Il doping è una scorciatoia. C’è poco da dire. E’ la strada più veloce per arrivare in alto anche se poi spessso si cade fragorosamente. Di campioni di doping ce ne sono stati tanti e tanti ce ne saranno perchè lo sport non è diverso dalla vita dove di furbi che saltano le code è pieno. Però l’equazione dopato-campione non è perfetta. Tant’è che è pieno di asini dopati che tali restano anche se imbottiti di additivi. Ciò detto perchè mi piace tornare sull’impresa di Giorgio Calcaterra domenica scorsa alla maratona di Roma. L’ultramaratoneta romano è ha corso la maratona per ben due volte di fila e, dopo essere stato fermo per più di un’ora al controllo antidoping di fine gara è ripartito, ha raggiunto un settantennte che chiudeva la gara e l’ha accompganato al traguardo facedno selfie e tifo per lui. Un grande. Giorgio Calcaterra ha vinto tre mondiali sulla 100km e 9 volte il Passatore. Di mestiere fa il tassista e dà alla corsa e allo sport il giusto valore che va dato. Lo scorso anno entrò in una polemica “velenosa” sul doping e sulle convocazioni azzurre per i mondiali della 100km e si beccò anche qualche critica. Giuste o sbagliate non importa però ci mise la faccia cosa che di questi tempi quasi più nessuno ha il coraggio di fare. Ciò che Giorgio Calcaterra intendeva dire in quella sua protesta è tutto in quegli 84 chilometri che ha percorso domenica. Nessuna intenzione di fare un’impresa, non ne ha bisogno e non è quella un’impresa per lui, solo la voglia di dire a tutti che lo sport che gli interessa probabilmente è quello lì. Primo, quinto, settimo o in fondo al gruppo non importa. Ma sempre senza scorciatoie…Che non è da tutti.