spikeLa Maratona di New York è la sintesi perfetta di cosa sia l’America. Per gli americani è l’alibi per poi sedersi sulla tavola di un fast food senza sensi di colpa, è la svolta salutista che Michelle Obama, quando arrivò alla Casa Bianca, chiese a Dean Kanarzes l’ultramaratoneta che Time ha inserito tra i 100 uomini più famosi d’America: «Siamo un popolo sovrappeso- gli disse- Devi farci correre…» E così ora corrono in tanti.  Ma la maratona di New York  con i suoi pettorali  che, nonostante costino anche 500 dollari, devono essere contingentati  per permettere a tutti gli americani di cucirselo addosso almeno una volta nella vita, è la sfida possibile. É l’America che conosciamo, che ti dà sempre una possibilità. E la maratona di New York è la vetrina perfetta per questa e per tante altre sfide. Con centinaia di Paesi collegati in mondovisione è la scena ideale per ogni tipo di impresa. Per ricordare, per celebrare, per denunciare, per sostenere una battaglia. Chi vuol far sapere qualcosa al mondo viene a correre a New York. E domenica per la 45ma volta il rito si ripete, si perpetua. La corsa più bella e più famosa del mondo si prepara a travolgere la Grande Mela.  Un’intera citta« è pronta a scendere in strada, lungo i cinque “borough”, per incitare gli oltre 50 mila partecipanti provenienti da 137 paesi a “fare un buon lavoro” come si dice da questa parti. Con l’Italia terza nazione per numero di partecipanti preceduta da Stati Uniti e Francia. Una corsa che parla ancora un po’ italiano, nonostante la crisi e nonostante le paure e le incomprensioni degli ultimi anni, con 2.278 partecipanti quest’anno contro i 2.054 della scorsa edizione. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti con oltre 35 mila concorrenti, seguiti dalla Francia con oltre 3 mila.  E questa volta la Grande Mela si prepara all’evento senza particolari timori anche se naturalmente resta alto il livello di sorveglianza e di allerta. È stato infatti aumentato notevolmente il numero di agenti dispiegati lungo l’intero percorso: ce ne saranno 19mila. Ma, come assicura il dipartimento di polizia, la sorveglianza sarà discreta. “Sarà una corsa sicura – ha detto all’Ansa il capo della polizia di New York Bill Bratton – e non abbiamo ricevuto nessuna particolare minaccia. Confidiamo che sarà un evento che tutti potranno godersi con tranquillità”.   Quest’anno per la prima volta, la maratona avrà un newyorkese “doc” a guidare gli atleti e a presenziare le cerimonie: il regista afroamericano Spike Lee, nominato Grand Marshall: il primo a non essere un corridore. «È un onore per me – ha detto all’Ansa il regista – essere stato scelto. Io amo questa città e rappresento tutti».  Il regista ha detto anche che ha seguito la maratona da quando era un ragazzino e ha sempre incitato i corridori lungo il tragitto a Brooklyn, il suo quartiere. «Ma per me – ha aggiunto – si tratta della prima volta al Central Park».  Spike Lee ha anche firmato il video ufficiale della maratona, una sorta di lettera d’amore, come lui stesso lo ha definito, per la città in cui viene rappresentata tutta la sua diversità. Ha tuttavia escluso l’ipotesi di correre una maratona in futuro. «Sono troppo vecchio – ha detto sorridendo – e le mie ginocchia non sono messe bene. Ma mi godrò come non mai lo spettacolo di un evento sportivo unico al mondo”