Per scelta o per necessità ma chi si muove in auto nelle grandi città prima o poi finisce in coda. Non è un calcolo di probabilità ma una scienza esatta e negli ultimi anni capita sempre più spesso. E’ quello l’istante preciso in cui un pensierino alla bicicletta lo fanno in tanti. Le bici sfilano,  s’intrufolano,  superano blocchi che sembrano muraglie di lamiere, passano sulle ciclabili anche quando sono invase da auto posteggiate. Le bici sono difficili da fermare. E un po’ d’invidia la fanno quando le colonne sono immobili. Quando non si va. Quando si ha fretta. Quando si cerca inutilmente una via d’uscita. Quindi chi resta intruppato e intrappolato un pensierino alla bici lo fa. Però dura poco perchè poi le auto riprendono a a muoversi e quel pensiero vola via. Andrebbe promosso, incentivato.  Ma non solo con le chiacchiere che ancora troppo spesso chi ammnistra fa sulla  mobilità alternativa. Andrebbe suggerito con iniziative concrete e l’ultima in ordine di tempo firmata dalla Fiab, la Federazione amici della bicicletta va in questa direzione. Nasce il Ciab,  il Club Imprese Amiche della Bicicletta per promuovere l’uso della bici nelle aziende pubbliche e private che vogliono diventare concretamente «Bike-friendly». Al lavoro in bicicletta e assicurati, ma non solo.  Le aziende che si associano a Ciab infatti offrono ai dipendenti l’assicurazione annuale RC bici (responsabilità civile verso terzi) a copertura di qualunque spostamento, 24 ore su 24 e in tutta Europa ma sul sito www. ciab.it possono anche condividere azioni e iniziative a favore della ciclabilità e della mobilità sostenibile. Infine beneficiano di una formazione sui temi della ciclabilità, consigli per rendere il luogo di lavoro adeguato (ricovero bici e spogliatoi), efficaci politiche di incentivazione e meccanismi premianti per i ciclo-collaboratori. Al Ciab, costituito lo scorso settembre, aderiscono ad oggi 10 imprese su tutto il territorio: cooperative, aziende del settore bici e turismo, società di costruzioni e hi-tech. Il costo è di 50 euro annui, più 3 euro per ogni dipendente-socio. «Siamo felici dell’interesse che aziende e realtà economiche di diversi settori stanno dimostrando» ribadisce Michele Mutterle, ideatore e responsabile del Ciab, un Club che «rappresenta una soluzione che va a inserirsi armonicamente nelle scelte e nelle politiche di social corporate responsibility già fatte da molte aziende italiane, ed è uno strumento concreto per incentivare l’uso della bicicletta, nel rispetto dell’ambiente e della salute delle persone».