beabfc37-465f-4a71-9467-93cb96e5a4eaParlando del Challenge di Venezia, dire che l’organizzatore Matteo Gerevini ha trovato la “chiave” per far diventare una gara che già faceva parlare di sè in un evento indimenticabile, fa venire in mente Tinto Brass e Stefania Sandrelli. Ma quello era un altro discorso. Il Challenge Venice, che  vola verso i mille iscritti, diventa però a tutti gli effetti patrimonio veneziano, un po’ come la regata storica, come la Vogalonga. Un  tuffo di storia. Non è facile gareggiare in una città così e  l’annuncio che il  5 giugno i partecipanti alla prima edizione del full distance avranno il privilegio di partire dal centro storico suona già come una vittoria.  Un tuffo da una delle zone più belle ed emozionati della città lagunare, e cioè dalla zona che il 29 marzo 1516, esattamente 500 anni fa, vide la nascita del primo Ghetto ebraico al mondo, e che tuttora mantiene splendide vestigia dell’epoca. Gli atleti, saranno portati in traghetto all’alba da  Parco San Giuliano e sbarcheranno a Fondamenta Cannaregio da dove  a piedi attraverseranno uno dei più famosi ponti di Venezia, il ponte Tre Archi, per giungere poi alla vicina partenza che avverrà da Fondamenta San Giobbe, antistante l’Università Cà Foscari. Da qui il via per di 3,8 km di nuoto in acque libere, che li condurrà “in linea retta” alla zona cambio a Parco San Giuliano accompagnati da gondole colorate come le cuffie della rispettiva griglie di partenza, lungo il velocissimo percorso rettilineo che lasciando il Ponte della Libertà a sinistra costeggerà gli isolotti San Secondo e San Giuliano prima di giungere fino alla zona cambio ilometri per poi rientrare di nuovo nella zona cambio nel Triathlon Stadium di Parco San Giuliano ed affrontare la maratona a piedi con i suoi consueti 42,195 chilometri.

Ci sperava di partire proprio da Venezia?
“Sinceramente no…”
Poi cos’è successo?
“Che siamo riusciti  a far vedere il progetto della gara al sindaco a cui è piaciuto e ci ha dato il via libera”
Un colpo di fortuna quindi?
“Non proprio. Ci abbiamo creduto…”
Altrimenti?
“Altrimenti sarebbe successo nei prossimi anni. Era uno degli step che ci eravamo prefissati per far crescere un challenge che però si può già considerare un evento”
E bastano mille iscritti per farlo diventare un evento?
“no, ma non è un fatto di numeri. Anzi, contrariamente ad altre gare internazionali per noi i numeri possono diventare un problema. Abbiamo limiti di spazio quindi se devo pensare a una crescita non penso al numero di partecipanti che nei prossimi anni fisseremo a 1500, ma a ciò che ruota intorno alla gara, alle manifestazioni collaterali. Che non è detto che siano obbligatoriamente legate al triathlon…”
Tradotto?
“Tradotto significa che faremo le stesse scelte negli ultimi anni che sta facendo Venezia con il suo turismo che diventerà sempre meno di massa ma più di qualità. La linea da seguire è quella”
Quindi una gara e poi tante altre cose intorno?
“Si è così.  Il Challenge Venice potrebbe anche raddoppiare con un 70.3 che già potremmo fare ma non ci interessa, con la crescita di una staffetta che è per questo tipo di gare un rivoluzione visto che permette di spezzare tutte le frazioni con più atleti e nei prossimi anni forse anche in quella di nuoto e con altro ancora. Ma ciò che ci preme è creare un evento unico che abbia intorno anche tanto altro: manifestazioni culturali, legate alla musica o al cibo, dedicate a chi accompagna gli atleti. Venezia è un biglietto da visita che per chi non è italiano ha una potenza incredibile e cercheremo di farne patrimonio per la nostra gara. E infatti gà quest’anno oltre il 50 per cento degli iscritti viene dall’estero”
Però Venezia è anche una città difficile
Difficilissima direi…”
Perchè?
“Perchè qui un evento deve fare i conti con dinamiche incredibili, con  una normalità che non è quella di tutte le altre città del mondo.  Che è quella di migliaia di turisti che si muovono, visitano posti, usano i mezzi pubblici e con cui bisogna trovare un punto di equilibrio.  E anche cose che in altre gare possono sembrare ovvie qui diventano problemi seri”
Ad esempio?
“Ad esempio prendere una camera d’albergo in città…Diventa difficile poi il giorno della gara portare la bici da crono nella zona cambio. Qui non è che puoisaltare in sella e pedalare, devi imbarcarti su un traghetto. E molte volte non ci si pensa…”
Però chi si iscrive a Venezia vuole stare a Venezia…
“E infatti con la partenza dal Ghetto nuoterà a Venezia”
Che è anche un po’ la risposta a chi bisbigliava che questo era il challenge di Mestre…
“Guardi, noi italiani nonostante tutto siamo sempre un po’ provinciali. Le assicuro che tutte le richieste che ho avuto e stanno arrivando dall’estero questo problema non se lo sono neanche posto. Questo è un Challenge che ruota completamente intorno alla città e Venezia resta per chi si iscrive un evento da ricordare. E noi stiamo cercando di renderlo più italiano possibile”
Anche coinvolgendo atleti famosi nelle staffette?
“Anche”
Ha già qualche nome?
“Sì qualcuno sì. Al via potremmo avere campioni di triathlon e di altri sport siamo in trattativa…”
C’è un modello di gara che vi ispira?
“Direi di no.  Dobbiamo fare in conti con la nostra di realtà che è già ben complicata.  E purtroppo anche con le date. Quella del 5 giugno sarà la prima vera data di esodo estivo per chi va al mare o a far gite. E questo ci complica non poco anche la gestione del circuito della frazione ciclistica…”
Qual è la scommessa che la affascina?
“Mi piacerebbe che nei prossimi dieci anni il Challenge di Venezia diventasse per il triathlon ciò che NewYork è diventata per la maratona…”
Si sente di farla?
“Ci possiamo provare…”

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