I ciclisti muoiono per colpa loro?
Nella sua rubrica sul Corriere Beppe Severgnini oggi se la prende con i ciclisti (http://italians.corriere.it/). Non è la prima volta. Anni fa raccontando brillantemente come lui sa fare quale fosse il mondo degli amatori cinquantenni che ogni domenica mattina si alzano sui pedali per andare a far fatica e gare in giro per il Paese, lo liquidò come un ambiente di fissati, un po’ avanti con l’età e col vizietto del doping. Fine. Solo certezze. Oggi se la prende con chi pedala in città. Con chi non rispetta le regole e con chi manda al diavolo un paio di pedoni che non ha neppure fatto attarvesare sulle strisce pedonali. “La diffusione delle biciclette e siano benedette- scrive Severgnini— ha portato qualche complicazione. Perché sopra le biciclette pedalano i ciclisti. Alcuni dei quali non hanno capito che aver scelto questo magnifico mezzo di trasporto non li esenta dal rispettare il codice della strada e, in generale, il buon senso…” Per carità, ce ne sono di ciclisti maleducati, a volte imbecilli convinti che, solo perchè si muovono su un mezzo che non inquina e non in auto o in moto, salveranno il mondo. Ma è la legge dei grandi numeri. Così come ci sono tanti giornalisti incapaci e ignoranti, così come ci sono medici cafoni, impiegati statali cialtroni e cosi come ci sono insegnanti o professori spocchiosi. Si potrebbe continuare all’infinito. Ma è un discorso banale di quelli che si fanno al bar il lunedì mattina ad agosto quando non c’è il campionato da commentare. Ciò che invece va commentato sono i numeri alla fine dell’articolo. “Colpisce, leggendo il rapporto Aci-Istat, la percentuale dei morti: +8,8% rispetto al 2013, soprattutto se paragonata ad altre categorie: +0,3% tra gli automobilisti; +4,9% i pedoni; -4,3% tra i motociclisti. Il Ciclista Urbano Permaloso e Onnipotente (C.U.P.O.) è tra noi. Facciamo in modo che ci rimanga. Vivo, possibilmente. E meno cupo…”. Severgnini chiude il pezzo così. Ed è una chiusa “balorda” perchè mette in relazione l’aumento dei morti alla maleducazione di qualcuno e al fatto che qualcuno non rispetti le regole. Ma dimentica che molto spesso le regole non le rispettano gli altri, quelli che investono. Che nei centri urbani la velocità di auto e moto ( e molto spesso anche mezzi pubblici) è spropositata, Che servirebbero più zone a 30 orari. Che pedalare in città come Milano a volte è davvero una roulette russa. Che in giro, su provinciali e statali, ci sono auto e camion che quando ti passano a fianco fanno apposta a farti il “pelo”. Insomma dimentica troppe cose. O forse le ignora.