La mezza maratona dell’Alpe di Siusi non è una mezza. Mezzo è sempre una metà. Metà di qualcosa, di una distanza, di un piatto, di una mela o di un bicchiere di vino. E quando si parla di una metà si ha sempre l’idea che manchi qualcosa o si rinunci a qualcosa. Qui, sull’altopiano più alto d’Europa no.  Non manca nulla. Anzi. La mezza dell’Alpe di Siusi è un intero perfetto da godere tutto di un fiato con la sensazione di essere davvero vicini al cielo.  Strano correre a duemila metri. La differenza c’è e si capisce dopo qualche metro, con il fiato che non arriva e le gambe che vanno un po’ al rallentatore e la prima salita che si avvicina tanto per capire che giornata sarà. Settecento atleti al via. Non uno di più. Perchè il numero è chiuso e qui è chiuso davvero: siamo inSud Tirolo, sempre Sud ma non come siamo abituati a pensarlo noi…Settecento atleti al via nella scia  di Peter Fil,  che qui è di casa. Castelrotto è solo 11 chilometri più in basso e l’azzurro, che senza gli sci ai piedi ha l’aria di uno che non è il razzo che siamo abituati a vedere sfrecciare sulla Streif, fa da apripista ad un gruppo che parla più tedesco che italiano e che, anche se non lo fa vedere, ha l’aria soddisfatta di chi la sera prima ci ha dato una bella lezione ai rigori. Fil corre una staffetta con  l’asso dello slittino Patrick Pigneter e la promessa dello slalom Verena Gasslitter, sette 7 chilometri a testa per raccogliere oltre  4.500 Euro devoluti a tre associazioni ( L’Alto Adige Aiuta, ADMO Alto Adige e Debra Alto Adige) Dietro tutti gli altri, divisi in due gruppi per non mettersi in coda nei single-track e nei sentieri che sono il bello di una corsa così ma solo se non ci si intruppa. E infatti non ci si intruppa…Ventuno chilometri fanno una “mezza” ma una volta di più sono la dimostrazione che i numeri non sono scienza esatta. Suonano i gps ad ogni chilometro che passa ma il bip vale ciò che vale. Praticamente nulla. Si sale, si scende e ci si arrampica, si attraversano un paio di guadi, parecchi ponticelli e alla fine si corre sulle passerelle di legno con lo Sciliar immanente e imponente. Spettacolo che ognuno vive a modo suo. Aumentando il passo, rallentando, fermandosi a fare le foto che una meraviglia così  merita in una giornata limpida come solo le Dolomiti sanno regalare. E chissenefrega dei chip, del crono, dei personali da battere  e in fondo anche della classifica. Che però conta. Il primo al traguardo è Gianmarco Bazzoni che concilia gli impegni della gestione di un cinema con la passione per l’atletica e vince con il tempo di 1:22’24” davanti  Roland Viglportacolori del Weinstrasse Südtiroler Laufverein Sparkass e a  Francesco Colombodella squadra Avis Seregno. Fra le donne successo della piemontese Ilaria Bergaglio, portacolori del Gruppo Podistico Solvay di Alessandria, che taglia il traguardo con il tempo di 1:38’16” davanti alla tedesca Kerstin Sollinger della formazione LG Würm Athletik e a  Francesca Pretto del team Atletica Vicentina.  Podio di una mezza che non è una mezza ma una festa che continua tra gli applausi di chi su quest’altopiano che sembra un terrazza che si affaccia sul mondo, ci sta passando le vacanze. E cammina, corre, si avventura in mountainbike laddove di inverno si scia e si spinge sugli si da fondo. E a proposito di sci da fondo c’è anche la combinata da premiare perchè la mezza dell’Alpe di Siusi è la versione senza neve della Moonlight Classic, la gara notturna di fondo che si corre a gennaio sui 15 chilometri  ed è lo spettacolo di questi luoghi da attraversare di notte con gli sci ai piedi. Nella speciale classifica Siusi Ski & Run la vittoria va a Josef Köhl Josef (tempo complessivo di 2:31’57”) su Hansjoerg Pichlerin 2:43’11” e terzo posto per Stefano Carravieri in 3:05’23”.  Poi tutti a tavola. Su un altopiano baciato dal sole dove il cielo è più vicino che mai e dove anche una fetta di strudel è il premio ad una giornata da vivere per intero. Altro che “mezza”….