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Un Paese dove oltre il 20 per cento dei bambini è in sovrappeso e il 10 per cento è in condizioni di obesità qualche domanda dovrebbe farsela. Non è solo un fatto di numeri. Non può essere solo una questione di percentuali. Se il dato è uno dei più alti d’Europa significa che qualcosa non funziona. Se i bimbi mangiano troppo e male, se fanno poco sport, se passano più ore davanti alla tv o con un tablet in mano che non in piscina, su una bicicletta, su un campetto di basket o di calcio a giocare significa che tra scuola-famiglie-associazioni sportive e federazioni che dovrebbero promuovere la pratica dello sport c’è un corto circuito. Va così in Italia e Milano non fa eccezione. Sono alcuni dei dati più significativi sulla nostra città emersi dalla ricerca presentata alcune settimane fa a Roma «Lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi» realizzata da Ipsos per Save the Children – l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a proteggere i piccoli in pericolo e tutelarne i diritti- e il Gruppo Mondel. Lo studio realizzato in occasione dei cinque anni di «Pronti,Partenza, Via!», il progetto promosso nelle aree periferiche di 14 città italiane( tra cui Milano) con il Centro Sportivo Italiano (CSI),l’Unione Italiana Sport Per tutti (UISP), e con il contributo di alcune organizzazioni territoriali per la promozione dello sport, ha coinvolto oltre 105.000 tra bambini e genitori e più di 1.500 figure specializzate tra insegnanti, operatori e professionisti. Un tentativo di coinvolgere e convincere i giovani a muoversi. Perchè la situazione non è fantastica. A Milano, quasi un quarto dei bambini e degli adolescenti (23%) non svolge regolarmente attività motorie nel tempo libero, anche se quasi tutti (94%) svolgono almeno attività motorie a scuola, percentuale più alta della media nazionale(89%). Quasi 2 su 3 (65%)trascorrono il proprio tempo libero al chiuso, in casa, propria o di amici e il 16% passa da una a due ore al giorno giocando con i videogame. Un minore su dieci dichiara di non disporre di spazi pubblici vicino a casa e non ha accesso a luoghi all’aperto dove incontrare gli amici. «Le attività motorie – spiega nel dettaglio l’indagine – rivestono grande importanza per la quasi totalità dei genitori milanesi che le ritengono indispensabili (45%) o importanti (46%) nella crescita dei loro figli». Ciononostante la sedentarietà rimane una condizione che riguarda moltissimi ragazzi a Milano. Il 73% – emerge dalla ricerca – cammina meno di 30 minuti al giorno e di questi, il 35% lo fa per meno di 15 minuti. Solo il 4% afferma di percorrere a piedi più di un’ora al giorno. Quasi due su cinque (38%)vanno a scuola o alle attività extrascolastiche accompagnati in macchina da un familiare o a piedi (37%), e gli altri si muovono utilizzando la bicicletta (14%) o i mezzi pubblici (11%). «Lo sport e il movimento sono fondamentali per lo sviluppo dei bambini e dei ragazzi, sia in termini di salute che per quanto riguarda la sfera della socialità e dell’aggregazione con i propri pari. Un bambino che fa sport e che conosce le regole di una sana alimentazione sarà un adulto più sano e un genitore attento, a sua volta, a offrire uno stile di vita sano e salutare ai propri figli- spiega Raffaela Milano, Direttore Programmi Italia-Europadi Save the Children Italia- Migliorare e rendere più fruibili gli spazi pubblici anche a Milano, soprattutto nei quartieri più disagiati della città, e dedicare il giusto spazio alle attività motorie nei programmi scolastici sono la chiave per combattere la piaga dilagante della sedentarietà e diminuire il tempo in cui bambini e ragazzi rimangono incollati a uno schermo». E le tecnologie a dosi massicce sono una realtà per molti. Il poco tempo trascorso all’aperto si traduce nel fatto che i ragazzi passino molto del loro tempo davanti a uno schermo, tra Internet, videogame e TV. Il 40% dei ragazzi milanesi passa fino a un’ora al giorno giocando con i videogame, uno su sei da una a due ore, mentre il 6% dedica addirittura più di due ore al giorno a quest’attività. Eppure l’attenzione dei genitori milanesi rispetto alla frequenza e all’uso che i loro figli fanno di media e nuove tecnologie non è sufficiente: solo il 63% di loro controlla quanto tempo i figli passano davanti alla TV o giocando ai videogame. Situazione simile anche per l’uso di Internet: se infatti solo il 5% dei genitori dichiara di non sapere se e per quanto tempo i figli utilizzino la Rete, dall’altro però il 36% dei ragazzi intervistati dichiara di non essere controllato in alcun modo dai genitori nell’utilizzo di internet.