imadVite in fuga. Vite in salita. Vite dove se vuoi cavartela devi pedalare. Imad Sekkak, che oggi a Innsbruck corre il mondiale di ciclismo nella categoria juniores, è una vita che pedala. Marocchino, classe duemila, approda in Italia senza valigia sei anni fa. Non sa neppure dove è capitato. Trova accoglienza pochi giorni dopo il Natale a Lecco in quel porto sicuro che è «Casa don Guanella»dove l’accglienza ha una tradizione antica di orfani e diseredati e dove in pochi giorni diventa la mascotte sorridente di questa famiglia operosa. «Il piculo» lo chiamano perchè è più basso del bastone del mocio e quindi esentato dalle pulizie nei turni della comunità. «Appena il tempo di imparare l’italiano e diventa la Zanzara- spiega Don Agostino- perchè è un chiacchierone, vivace e dispettoso. Sembra ieri, l’iscrizione a scuola, la licenza di terza media e poi diploma». Perchè a casa Don Guanella nulla è gratis: si studia, si lavora nella fattoria tra orto e ulivi e si pedala. Come dice il Don che di chilometri ne macina davvero tanti: «la bici eleva lo spirito e avvicina al Signore…». Imad però pedala davvero bene. Quattro anni fa la prima esperienza in una squadra importante, il Team Giorgi e così il semplice andare in bici diventa «ciclismo», diventa prospettiva, un traguardo da raggiungere. Cominciano gli allenamenti, la fatica, la soddisfazione. Arrivano i primi piazzamenti e le vittorie: 3 tra gli allievi, 8 secondi posti e il titolo di campione regionale nella prova cronometro. Ma la svolta è di quest’estate, quando Imad torna in Marocco per salutare la sua famiglia e per correre il campionato nazionale maroccchino: uno sprint a tre, ma non c’è storia perchè vince a mani basse. E da lì alla convocazione al mondiale il passo è breve. Oggi se la gioca. Probabilmente non vincerà ma già esserci è una vittoria che poi il ciclismo non è una scienza esatta quindi non si sa mai: «Ho imparato che, nella vita, nessuno ti regala niente- spiega Imad- che tutto ciò cui aspiri lo devi guadagnare con impegno e determinazione; che ognuno di noi è protagonista della sua vita, ma non è mai solo…». E infatti non lo è. A fare il tifo per la «Zanzara» saranno in tanti: la sua numerosa famiglia in Marocco, tutti gli amici della comunità di don Guanella e ovviamente Don Agostino che sei anni fa quando lo ha visto pedalare probabilmente aveva gia capito tutto…