ristC’era una volta una pista di atletica, non messa bene in verità, e potrebbe non esserci più. Capita. Ma sarebbe meglio non capitasse, soprattutto in un Paese dove lo sport è solo il calcio e la promozione degli altri, non a caso considerati minori, si fa a chiacchiere. Succede a Pero, un comune alle porte di Milano stretto tra la città e il Polo Fieristico. Il centro sportivo Gianni Brera è un’eredità dei mondiali di Italia ’90 e, da allora, non molto si è fatto per mantenerlo in forma. Ciò nonostante resta un punto di riferimento per chi vuole fare sport nella zona. Soprattutto la malmessa pista di atletica  su cui si allenano quotidianamente decine di ragazzi delle scuole, tanti amatori e tre importanti realtà agonistiche come la storica Riccardi, la Dds triathlon di Settimo milanese e la High Performance Triathlon Squad 7Mp, con atleti che si preparano per le Olimpiadi di Tokio 2020.  Ora la pista è a rischio, o meglio, viene cancellata  da una riqualificazione del centro che la giunta di centrosinistra ha assegnato con un bando a un consorzio di aziende che poi dovrebbero anche gestirlo. Nel progetto, che prevede  la sistemazione dei due campi da calcio, delle tribune e degli spogliatoi , la pista circolare esistente di 400 metri con otto corsie e pedane per salti e lanci non c’è più e lascerebbe il posto a una rettilineo di soli 100 metri, a un ristorante bar, ad alcuni campi da paddle e beach volley. Scelte. Scelte però in tanti contestano, tant’è che è già nato un comitato in difesa della pista e che vede l’opposizione sulle barricate. “La corsa e l’atletica leggera – spiega Fabio Vedana allenatore e docente proprio nella scuola di Pero – sono un eccezionale veicolo sociale per muovere le persone e per testimoniare che fare attività fisica è facile, economico, divertente e soprattutto ci mantiene in salute. Questa struttura è una ricchezza per tutta la comunità di Pero e non solo perchè  in questa zona solo Arese e Rho hanno una pista di atletica e quella milanese più vicina è a dieci chilometri. Rinnovare il «Gianni Brera» senza la pista, equivarrebbe a fare un passo indietro nella diffusione della cultura dello sport”. Equivarrebbe a confermare che ci sono sport di serie A, anzi ce n’è uno solo,  e sport minori che possono essere sacrificati sull’altare del business o di discutibili mode passeggere. Se non ci fosse da piangere si potrebbe esultare: magari portandosi  virilmente le mani sugli attributi e urlando la propria gioia verso le tribune rinnovate dello stadio di Pero. Ormai va così…