auguriLa prima in bici da dilettante con in premio un lussuoso abito di «gabardin». La prima corsa in macchina nel 1970 come meccanico con la bici in spalla pronta da dare a Michele Dancelli che tagliava a braccia alzate il traguardo della Milano-Sanremo. E poi la prima bici in carbonio pensata e costruita con il Drake Enzo Ferrari, quando il carbonio era roba da Formula Uno. La bici costruita e donata a papa Woityla. La prima bici in carbonio per la Parigi-Roubaix incrociando le dita perchè per vincere ci vuole coraggio, un po’ di fortuna e campioni come Franco Ballerini. C’è sempre una bici nella vita di Ernesto Colnago che oggi compie 88 anni che sembrano almeno quindici in meno. C’è sempre una bici pronta per scrivere un pezzetto di storia di questo Paese tenuto insieme, oggi più che mai. dall’imprenditorialità «familiare» di un «biciclettaio», come dice lui, che è diventato il simbolo della buona impresa italiana e che è rimasto tra i pochi a difenderla. Ha fatto la storia del ciclismo ma non solo. Che si può raccontare con i nomi e con le vittorie. Magni, Nencini, Adorni, Dancelli, Mercks, Motta, Saronni, Battaglin, Baronchelli, Argentini, Ballerini, Tafi, Bettini, Freire, Savoldelli. Non si finisce più. Ottantotto anni mese dopo mese, giorno dopo giorno lavorando sodo, perchè una volta era tutto più difficile di adesso, perchè una volta la vita bisognava guadagnarsela un po’ più di oggi. Perchè una volta era una volta e oggi è un altro mondo in cui però «l’Ernesto» continua a scrivere la sua storia cominciata in una piccola officina di 25 metri quadrati al numero 10 di via Garibaldi a Cambiago. A volte il destino ce l’hai scritto in fronte o nel cuore. L’Antonio e l’Elvira, i suoi genitori, volevano che continuasse a fare il contadino perché la terra c’era, rendeva e un paio di braccia in più facevano comodo, ma lui lo sapeva che sarebbe finita come è finita. Va così. Ottantotto anni senzxa fare una piega perchè oggi si festeggia ma domattina si va in azienda. Alle sette, puntuali. Come sempre.