“Quest’anno naturalmente niente celebrazioni intese come quelle degli altri anni, però ci rifaremo l’anno prossimo”. Parola di Sergio Vallenzona, sindaco di Castellania Coppi (fino al 2019 solo Castellania), il paese in provincia di Alessandria dove nacque Fausto Coppi, di cui oggi si ricorda la scomparsa. “Oggi ci siamo limitati a celebrare la messa con un po’ di gente- spiega- Avremmo dovuto consegnare il premio ‘Welcome Castellania’, come ogni anno, a due giornalisti sportivi che si occupano di ciclismo, in questo caso uno spagnolo e un olandese. Lo faremo la domenica successiva alla Milano-Sanremo”, che si correrà il 20 marzo, tornando alla tradizionale collocazione sul confine della primavera. “Il 2020 ce lo siamo messi alle spalle, finalmente, e speriamo che per il 2021 vada meglio. Abbiamo in programma -conclude Vallenzona- il restauro del mausoleo dedicato a Fausto e Serse Coppi, e nel frattempo do appuntamento a tutti al prossimo 2 gennaio, sperando di poterlo fare”.

 

Dieci giugno 1949, diciassettesima tappa del Giro d’Italia. Si va da Cuneo a Pinerolo 254 chilometri su e giù per il Colle della Maddalena, il Col del Vars, l’Izoard, il Monginevro e il Sestriere. E’ la tappa più dura. Al mattino il clima è autunnale, nebbia e nuvole sui corridori avvolti nelle loro mantelle sulla linea di partenza. Coppi e Bartali hanno cominciato in sordina e ora non si degnano nemmeno di uno sguardo. Il vecchio Gino dopo avere steccato sulle Dolomiti ha fame di riscatto, Fausto ha l’aria distante mentre Biagio Cavanna, il massaggiatore delle tenebre, gli unge i polpacci. Coppi o Bartali? Oggi si decide chi vincerà e l’Italia è col fiato sospeso… Comincia così,  “Fausto Coppi, l’uomo e il campione”  il racconto a fumetti scritto e disegnato da Davide Pascutti che, nel centenario della nascita del Campionissimo,  è stato distribuito in allegato al Giornale  per celebrare uno dei campioni più popolari e vincenti dello sport italiano. Comincia  con l’impresa di tutte le imprese perchè quel giorno Fausto vince con una fuga di 192 chilometri, la più lunga della storia. E scrive la storia. Una pedalata infinita, leggero e inarrestabile come solo l’Airone sapeva essere,  alla conquista della maglia rosa con Bartali che insegue, secondo a quasi 12 minuti: «Quando oggi vedemmo Bartali che inseguiva con rabbiose pedalate, lordo di fango e con gli angoli della bocca piegati in giù- raccontava magico come sempre Dino Buzzati- rinacque in noi un sentimento mai dimenticato: Ettore era stato ucciso da Achille…». Storia e poesia. Immagini e disegni che, tra Giro e Tour, rileggono in una chiave inedita le fatiche, le vittorie e l’avventurosa vita del mito sportivo  e di un uomo a volte schivo e malinconico che tutto il mondo ha applaudito. Strisce che ricordano foto e filmati che sono diventati storia,  racconti, aneddoti, tappe e trionfi.  “L’idea di realizzare una biografia di Coppi l’ho accantonata quasi subito- racconta l’autore- Mi pareva uno sforzo inutile farla a fumetti e sia da fare che da leggere. Mi sono invece concentrato su pochi, precisi eventi che mi solleticavano la fantasia e ho provato a dar loro respiro narrativo”.  E allora eccola che prende forma nel bel tratto deciso del disegno la diciassettesima tappa del Tour de France,  da Briancon ad Aosta, quella dove Gino e Fausto o Fausto e Gino si scambiano la borraccia. E’ il 19 luglio del 1949 quando sul valico del Piccolo San Bernardo, là dove la grande statua del santo di Mentone domina su tutta la valle,  Coppi e Bartali riprendono fiato. La vittoria è ormai una questione tutta italiana ma Gino cade, Fausto rallenta e quasi lo aspetta. Ma tocca andare, c’è un Tour da vincere. Ancora in fuga, quella che decide la doppietta Giro-Tour, quella che consacra il mito di “Fostò”. E la striscia si chiude con Fausto che pedala da solo verso la vittoria: “Aosta mi aspetta…Qualche chilometro ancora, mi sembra di riuscire a volare…”.  “La costante comune delle immagini è la solitudine di Fausto- spiega Pascutti- una manciata di tavole che lo ritraggono in volto con la tipica espressione di sofferenza e malinconia mentre tutt’attorno il mondo gradualmente svanisce…” Rimangono solo lui, la sua bici e la strada. Rimane la storia di un campione per sempre solo al comando che ha battuto il tempo e resterà immortale per una sorta di magia che pare inspiegabile. Perchè  incarna l’essenza italiana,  il fascino,  un orgoglio dal sapore eterno, la capacità di superare gli ostacoli con fatica e creatività e quel senso autentico di “fanciullino’’  riassunti nel suo sorriso e nel suo sguardo che la prematura morte ha reso immortale. “Ti ringrazio Fausto di essere un timido- scriveva Orio Vergani- di essere indeciso e malinconico. Ti ringrazio per quel tuo corpo che pare manchi del tutto di energia e per quel tuo eterno non sapere cosa diavolo vuoi. Guai, se oltre ad essere il corridore che sei, tu fossi allegro, con l’occhio ridente e la volontà sicura, con il gesto ardito e le labbra eloquenti. Non saresti un uomo: saresti un luogo comune, una copertina a colori, una fatuità in bicicletta…”