Lo ripete spesso nelle sue telecronache in Rai Andrea De Luca che il Giro ora lo racconta (bene) in telecronaca ma per anni lo ha seguito sulle strade in moto metro dopo metro: “I ciclisti professionisti in  bici sono dei funamboli…”. Ma poco cambia.  In strada non fa differenza essere funamboli o meno. In strada, dalle nostre parti, serve solo non trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, serve raccomandarsi l’anima, serve prudenza e rispettare le regole. E purtroppo non basta.  Ieri a finire in terra in una carambola drammatica sono stati sette ciclisti della  Bora-Hansgroe la squadra del tre volte campione del mondo Peter Sagan che , buon per lui, faceva parte del gruppetto ma era già rientrato nell’hotel sul lago di  Garda dove la squadra è in ritiro.  Gli altri avevano allungato un po’, avevano pedalato ancora una ventina di minuti per chiudere l’allenamento in sei ore, cifra tonda, fissazioni da ciclisti…E non è andata benissimo. Secondo la ricostruzione della Polstrada una Mercedes avrebbe loro tagliato la strada travolgendoli sulla strada di Castelnuovo del Garda a pochi distanza dall’ingresso di Gardaland, in una giostra dove non si è divertito nessuno. A terra sono finiti Marcus Burghardt, Anton Palzer, Maximilian Schachmann e Michael Schwarzmann ma fortunatamente se la sono cavata solo con qualche botta e un bello (si fa per dire) spavento. Peggio è andata invece ai due tedeschi Rudiger Selig  e  Andreas Schillinger e all’olandese Wilco Kelderman, terzo al Giro d’Italia dello scorso anno con la maglia della Sunweb,  che sono stati ricoverati negli ospedali di  Verona e al Polo Confortini di Borgo Trento. Non sono in pericolo di vita ma, secondo il comunicato della Bora, a Kelderman è stata diagnosticata la  una frattura vertebrale e una commozione cerebrale,  a Schillinger la frattura di una vertebra cervicale e di una toracica e a  Selig  una commozione cerebrale. La donna che era alla guida dell’auto e a cui è stata ritirata la patente non ha riportato invece  alcuna ferita e, a prescindere dalle dinamiche e dalle colpe, la differenza è tutta qui. E si torna sempre allo stesso punto:  pedalare in strada oggi è sport ad altissima pericolosità  e a rischiare la pelle sono sempre i ciclisti. A nulla valgono attenzione e perizia, serve fortuna: e questo non è più accettabile.