” Non siete i benvenuti…” Così qualche giorno fa davanti all’aeroporto di Tokyo una piccola folla di manifestanti accoglieva una delle delegazioni arrivate per i Giochi. Anche da lontano si capisce che dopodomani la cerimonia di inaugurazione di questa tormentata olimpiade giapponese non sarà una festa. E che festa potrebbe mai essere quella di uno stadio vuoto, di una sfilata virtuale dove l’unica cosa vera saranno gli atleti “prigionieri” di una bolla che si sperava fosse impenetrabile ed invece così non è. E’ salito infatti a 79 il numero di atleti, organizzatori e giornalisti risultati positivi al coronavirus su un totale di oltre 20 mila persone controllate in vista dele gare. Fra i 79 positivi, soltanto 8 sono atleti di cui 5 ospitati nel Villaggio Olimpico e, ancor prima di cominciare, vengono annunciati già i primi ritiri: una lottatrice di Taekwondo cilena, Fernanda Aguirre, e una atleta di skateboard olandese, Candy Jacobs. Il Giappone questi Giochi non li vuole. Sta facendo i conti con il virus e non “ha testa” per concentrarsi su un evento che il 90 per cento della popolazione ritiene pericoloso. Il bollettino indica contagi massini da sei mesi. A due giorni dalla cerimonia di inizio  vengono registrati 1.832 casi di Covid e nella capitale e nelle tre prefetture circostanti è attualmente in vigore lo stato di  emergenza, con durata fino al 22 agosto, oltre il programma ufficiale dei Giochi.   Se a ciò si aggiunge che venerdì sono attesi i leader di una quindicina di Paesi mentre a Rio erano 42, che uno degli sponsor principale  ( Toyota) ha ritirato gli sport olimpici perchè teme un ritorno negativo e che Toshiro Muto, capo del comitato organizzatore di Tokyo 2020, ancora ieri ha confermato che se i contagi aumentano l’ipotesi che i Giochi vengano sospesi non è stata ancora accantonata ci si rende conto che l’Olimpiade numero 32 non è ancora cominciata ma in tanti non vedono l’ora che finisca….