Una delle più belle Parigi-Roubaix che si ricordi e non solo perchè ha vinto un italiano. L’Eroica che riporta sulle strade bianche di Gaiole e dintorni migliaia di ciclisti che pedalano sulle bici di una volta. Il campionato di calcio che si perde nelle vie sempre più complicate delle pay-tv  e torna a fare il pieno di ascoltatori alla radio…C’era una volta  lo sport d’altri tempi e pare stia tornando. L’arrivo di domenica al velodrome di Roubaix è una fotografia antica. Facce sporche, niente colori,  sponsor cancellati dal fango che riportano tutto indietro al tempo che fu. Non servono decine di inviati, mille telecamere sempre più curiose ed invadenti per raccontare il pianto a dirotto di Sonny Colbrelli che spiega meglio di tutto cosa significhi vincere qui ed entrare in una storia da cui non si esce più . La Roubaix è la corsa ciclistica più antica e più moderna che si sia. E’ un passato che ha conservato le sue pietre e così si è garantita il futuro per sempre. Che è poi ciò che è successo all’Eroica,  sogno visionario di Giancarlo Brocci,  figlia di  passioni di gioventù, del duello sportivo del secolo fra Bartali e Coppi,  di uno sport popolare che più popolare non si può che affollava le case dei paesi dove c’era la televisione e che ancora affolla le strade.  L’Eroica è riuscita a fermare il tempo frullando insieme passato e futuro di uno sport meraviglioso che ha sempre raccontato le storie di ragazzi (e di famiglie) che tiravano la cinghia, forti, muscolari, senza scienza e senza dieta e che negli ultimi anni ha preso una deriva schizofrenica e un po’ rischiosa. Va così. Quando tutto diventa troppo veloce forse “rallentare” è un bel modo per riprendersi l’essenza delle cose. Così se fa fatica a seguire le  immagini che diventano highlights  e tutto strizzano e sintetizzano allora si riscopre il gusto del racconto più lento di una partita di calcio seguita  alla radio, imprescindibile strumento d’altri tempi. Si riprende ad ascoltare, a dare forma alle parole ad immaginare un gol, una rovesciata, un traversone attraverso il racconto di un telecronista. Si torna a far volare la fantasia. Che è poi la cosa più moderna che c’è…