Strana la vita, strano lo sport, strano anche il triathlon che può anche diventare il sogno che tiri fuori dal cassetto.  Qualche anno fa nuotare, correre e pedalare per Michele Sarzilla erano solo una passione da coltivare nel tempo libero (poco) perchè gli toccava lavorare.  Un’altra vita.  Ma a volte bastano un incontro, un allenatore, una squadra a farti cambiar pagina.  E così tre anni fa, prima di partire per la sua prima trasferta a Santo Domingo dove si era conquistato il diritto di partecipare alla tappa finale della Coppa del mondo di triathlon,  il bergamasco si dava dei pizzicotti in volto per assicurarsi di essere sveglio. Ora la realtà è un’altra, è un romanzo di cui nessuno può immaginare il finale. Sabato a Cervia il trentatreenne  atleta della DDs 7Mps di Settimo Milanese, ha vinto nella distanza sprint ( 750 metri di nuoto, 10 chilometri in bici e cinque di corsa) il titolo italiano di triathlon. Vittoria netta e, assicura lui,  diversa dalle altre: “Ho sempre corso seguendo l’istinto,  gareggiando più col cuore che con la testa- spiega- Molte volte questo mi ha portato a compiere degli errori che ho poi pagato cari…Questa volta sono riuscito in ciò che mai avevo fatto prima: essere riflessivo, ragionare, e usare la testa, appunto.  Direi che non è poi andata così male…”. Una vittoria che segue altri titoli italiani già conquistati nelle stagioni passate nell’olimpico classico e no draft, nel duathlon  e parecchie altre affermazioni di prestigio.  Quando uno vince così tanto di solito non lo fa per caso: per caso nello sport non succede nulla.  E la storia di Sarzilla racconta proprio questo.  Un Dna fortunato, una tenacia che si legge in volto, la consapevolezza di essere salito al volo su un treno che potrebbe essere l’ultimo, la volontà di restarci sopra il più a lungo possibile magari fino a Parigi  facendo un pensierino alle prossime olimpiadi che sembrano lontane ma lontanissime non sono.  Perchè la vita è strana e sognare non è peccato…