Il meteo dà pioggia. E viene da chiedersi cos’altro potrebbe dare visto che da qualche giorno l’autunno fa l’autunno sul serio.  Per chi ama andare in bici la pioggia non è un bel compagno di viaggio. Non è che non si possa andare in bici…. Molti pedalano lo stesso anche quando piove,  si coprono e vanno. Eroi senza macchia e senza paura che non mollano mai, non si arrendono. Guai a parlar di rulli: ” I rulli? I rulli non esistono”. Pedalare sempre, in qualsiasi condizione e nonostante tutto per far girare le gambe e tenere allenata la volontà. E fanno invidia. Perchè uno ce la mette tutta a trovare il bello di un’uscita in bici quando il cielo è basso e gonfio e lo sai benissimo che prima o poi la prendi l’acqua. Non un po’, parecchia. E non solo quella che viene giù, ma anche quella che viene di lato che alzano le auto, quella che viene dalla ruota di chi hai davanti e ti centra precisa nel viso quella che ti cola dal casco. Pedalare sotto la pioggia all’inizio è uno shock poi, una volta bagnati, ci si abitua ma il bello non c’è.  Il bello della bici è l’estate. Sono i 35 gradi di luglio quando al Tour si scalano i Pirenei e tu ti alleni pensando di fare la stessa cosa sullo strappetto vicino a  a casa tua. L’aria calda in faccia, l’acqua in testa, la borraccia con il ghiaccio che si scioglie già dopo i primi 500 metri. Ed è come se avessi la maglia gialla.  La bici sono i chilometri con il caldo che ti cuoce il cervello quando il mondo viaggia con l’aria condizionata a palla. Sono i segni dell’abbronzatura da muratore che quando vai in spiaggia tua moglie fa finta di non conoscerti.  E’ il bruciore del sudore negli occhi. La bici sono un body smanicato e una zip tutta aperta.  Dura poco, ma è un’emozione intensa. E quando, all’improvviso, senti il il bisogno di tirar sù i manicotti, di coprirti con un giornale o con una mantellina è tutto già finito…