Cambia la prospettiva. Quando si va un po’ avanti con gli anni cambia il modo di vedere le cose. Eviti di sprecare tempo, fai ciò che ti piace ( o almeno ci provi), dici sempre più spesso ciò che pensi, scegli chi vedere, con chi mangiare, con chi pedalare e te ne freghi di essere alla moda. Eviti i posti frequentati, non sopporti più le folle. Sì perchè è la folla, l’affollamento, che fa la differenza. Sempre. Così la cena è una buona cena se non devi sgomitare col vicino di tavolo al ristorante, un week end diventa un grande week end se non ti intruppi nel rientro in autostrada e una vacanza è una bella vacanza se ti ritrovi in una spiaggia vuota o  nel silenzio di una montagna, a godere di una strada deserta dove l’unico rumore è quello dei copertoncini della tua bici.  E chissenefrega se su trip advisor sono posti non pervenuti…Meglio. Quando si va un po’ avanti negli anni si comincia, o forse ci si rassegna,a fare i conti con se stessi. Che non è male.  Non è una sconfitta, è l’esatto contrario. E’ il meglio che possa capitare perchè la frenesia del competere, dello star davanti, del tempo da fermare su un cronometro lascia spazio all’impresa, alla tua impresa. A prescindere. Fai i conti con te stesso e resti esigente. Niente sconti, come sempre. Però al tuo ritmo, con la tua voglia, le tue forze. Con la tua soddisfazione. Una maratona, un triathlon, un allenamento lungo, un viaggio in bici diventano il terreno per capire a che punto sei, come stai messo, cosa ti puoi concedere e fino a che punto potrai arrivare. E la tua quotidiana resa dei conti. Il bilancio della tua capacità e della tua voglia di continuare a sognare. Che che si misura nei soliti gesti:  allacciarsi le scarpe da corsa,  il casco,  la cerniera del body.  Fatica e voglia di patire il caldo, di prendere freddo e acqua in bici se capita. E capita. Di sentire il sudore che cala sugli occhi e ti fa impazzire, di aver male ai muscoli, di sentirli bruciare quando sali le scale di casa.  Funziona così. Funziona che piano piano rallenti però proprio quella lentezza ti permette di godere in pieno di una nuotata in mare, bracciata dopo bracciata. Ti permette di assaporare un lungo a piedi o in bici chilometro dopo chilometro. Sembra un miracolo vedere l’asfalto che continua a scorrere sotto le tue ruote. Sembra un miracolo trovare l’energia per pedalare centinaia di chilometri, per continuare a salire quando la strada s’impenna,  per arrivare al traguardo. Piano. Senza fretta. Senza strafare. Senza dover dimostrare nulla a nessuno. Senza postare, pubblicare, condividere. Senza hashtag che si fa fatica anche a scrivere. Senza l’idea di fare cose straordinarie se non per te stesso. Senza presunzione. Cambia la prospettiva ma non è detto che sia peggio….