Otto tappe, 658 chilometri e 15.775 metri di dislivello. La “Cape Epic”, che parte tra tre giorni da Hermanus in Sudafrica, è chiamata anche il Tour de France della mountain bike,  sfida  tosta quindi che aggiunge ad una altimetria incredibile tutta la difficoltà del pedalare fuoristrada. Una “classica monumento” delle ruote grasse  che si corre in coppia e  che apre la stagione portando al via amatorie e professionisti. E quest’anno a mettersi un pettorale in gara ci sarà ance Vincenzo Nibali che farà squadra con Samuele Porro, uno specialista di queste avventure. ““La mie prime corse da bambino sono state in mountainbke- spiega il campione siciliano- e questa è la mia prima passione. Poi sono passato alla strada, perché offriva maggiori opportunità. Ma la MTB  ti permette di pedalare in posti geograficamente stupendi e a contatto con la natura più pura. E’ soprattutto libertà e divertimento che è poi il motivo per cui partecipo a questa avventura…”. Che però non è del tutto vero. Nibali infatti è sempre Nibali e Porro è uno che la Epic l’ha già corsa cinque volte salendo sul podio per ben due anni nel 2016 e nel 2019. Quindi la coppia azzurra correrà “per divertirsi” fino a un certo punto.  Anche se lo  “squalo” prova a defilarsi: ” “Tutti hanno seguito il mio abbandono- racconta- Dopo diciotto stagioni intense, corse al massimo, nelle quali ho raccolto molti successi, è arrivato il ritiro dalle gare professionistiche su strada ed è iniziato un nuovo capitolo della mia vita. La bici rimane la mia grande passione e il mio pane quotidiano, così come la voglia di cimentarmi ancora in qualche competizione ma non a pieno regime…”. La “Cape Epic” sarà per il campione siciliano anche un’occasione di lavoro. Partciperà infatti per testare i nuovi materiali della Q36.5, l’azienda bolzanina di abbigliamento tecnico da ciclismo fondata dieci anni fa da Luigi Bergamo e Sabrina Emmasi,  che impiega tessuti  capaci di mantenere costante  la temperatura degli atleti ( a 36.5 gradi appunto) nelle situazioni di sforzo estremo ed in tutte le condizioni ambientali. “Il progetto della mia partecipazione alla sfida sudafricana è nato proprio dalla collaborazione con Q36.5- spiega Nibali– L’obiettivo è quello di testare i materiali, di metterli sotto stress, in condizioni estreme come le alte temperature, ma anche in condizioni di polvere, fango, sporco, e di testarne la durabilità e la traspirabilità”. Che sarà anche vero. Ma quando poi si è in gara..