Van Aert sporco di fango? Ma chi glielo fa fare…
La foto di Wout Van Aert vittorioso qualche giorno a fa Dendermonde in Belgio nella Coppa del Mondo di ciclocross che arriva al traguardo completamente sporco di fango racconta molte cose di questo sport antico ma soprattutto spiega perchè il campione belga sia un ciclista tra i più amati. Il fango è la polvere magica che fa tornare un po’ tutti bambini quando si aspettava la pioggia per andare a giocare nel campo sotto casa, il terreno perfetto per dimostrare di avere coraggio, per provarci lo stesso anche quando non si potrebbe o non si dovrebbe. Nel fango bisogna sporcarsi le mani…E Van Aert questo lo fa perchè dà sempre l’impressione di essere un innamorato di ciclismo prima che un corridore professionista, cioè uno che pedala per mestiere. Altrimenti non si spiega perchè uno come lui, famoso, ben pagato, con un contratto praticamente già in tasca che gli garantirà un futuro da manager alla Visma anche a carriera finita, decida in un giorno qualunque di un gennaio qualunque di andare a gareggiare in uno dei tanti paesi delle Fiandre orientali in un inferno di “palta” davanti a qualche migliaio di appassionati che passano le loro domeniche in famiglia tra una pinta di birra, un cartone di patate fritte e le speculaas da inzuppare nel caffè. E invece ci va. Ci va perchè il ciclocross dalle sue parti è storia, cultura e passione. Soprattutto la sua passione: “E’ il mio primo amore- spiega e rispiega- per questo amo tornare a gareggiare ogni inverno. Quest’anno solo sei gare che mi servono per tornare in forma anche se ho ambizioni limitate…” Che poi non è neanche così vero perchè a Gullegem e a Dendermonde ha messo tutti in fila. Ma la verità è un’altra. Soprattutto fa la differenza con Mathieu van der Poel, talento immenso più forte del belga in questo momento e forse in assoluto, ma sicuramente più “fighetto”, meno “popular”, meno eroe romantico nel senso che più che partecipare ama vincere e quindi, se non è sicuro di poterlo fare, se non si sente al massimo, se ha qualche piccolo problema preferisce passare la mano…Van Aert no. Più o meno un anno fa a Pieve di Soligo, nella prima edizione del mondiale gravel poi vinto da Mateij Mohoric, il campione della Visma partiva favorito. Poi gli capitò di tutto: due forature e due cadute che avrebbero messo fuori gioco chiunque o che, quantomeno, avrebbero fatto decidere a chiunque di piantarla lì. Non a Van Aert che, con una rimonta impressionante, finì ottavo. Allora, cosi come pochi giorni fa nel fango belga, viene da chiedersi chi glielo fa fare? Perchè un campione del suo calibro e non più giovanissimo non mette in calendario solo le classiche, i Giri, le sfide più “comode”? Già, perchè? La risposta è in quelle foto fatte nella gara di Dendermonde dove si fa fatica a riconoscerlo ma da cui spunta un sorriso. Van Aert in bici si diverte e meno male che va così perchè, finchè c’è, bisogna tenerselo da conto: le gare con lui, che vinca o che perda, sono sempre un’altra cosa. Quando non c’è è tutto un po’ più insipido: come se mancasse un ingrediente…