Il recente dibattito su «L’evoluzione dell’alimentazione dei soldati: dalla Prima guerra mondiale alla razione K», promosso a Milano dallo Stato Maggiore dell’Esercito, ha affrontato il tema dell’importanza di una sana ed equilibrata alimentazione nelle Forze armate. I vari interventi hanno permesso di compiere un percorso attraverso l’evoluzione della dieta del soldati, dal periodo militare fino ai tempi moderni, partendo dal concetto di logistica e non solo dal punto di vista bellico. Questo termine, infatti, si può declinare anche per definire l’operazione finalizzata al reperimento dei viveri.

«La Prima guerra mondiale spiega il generale Stefano Rega – ha rappresentato per l’Esercito un grande e ambizioso banco di prova che ha permesso di gettare le basi per una moderna logistica dei viveri. Importanti sono state le innovazioni dal punto di vista dei principi logistici e tecnologici». Al di là della pura movimentazione del cibo, l’intervento del professor Antonino De Lorenzo, uno dei più importanti studiosi di nutrizione e di dieta mediterranea, direttore della Scuola di specializzazione in Scienza dell’Alimentazione all’Università di Roma-Tor Vergata è stato fondamentale per comprendere come «la governance della transizione nutrizionale, da parte delle strutture che si occupano di sanità pubblica, debba essere orientata verso indicazioni efficaci e salutari nell’azione di contrasto alle malattie cronico-degenerative».

Dalle parole del professore si evince la proposta di adottare, in epoca di pace, la dieta mediterranea promuovendo stili di vita ideali per il benessere. L’attenzione rivolta allo stato di salute delle forze militari prevede anche l’adozione, sia per la selezione sia per il reclutamento, dell’indicatore «Massa metabolicamente Attiva» ovvero il reale superamento del mero rapporto peso/altezza.

Ma quali sono i criteri di nutrizione dei soldati in battaglia? Si parla di«razione K», ovvero quella che i militari chiamano razione viveri speciale da combattimento; fu inventata negli anni ’40 e il suo nome riprende l’iniziale del suo inventore, il medico americano Ancel Keys, che creò un rancio bilanciato e completo da trasporto per i paracadutisti, ispirandosi alla dieta mediterranea appunto, del quale divenne il primo divulgatore. Come si presenta, oggi in Italia, la «razione K»?

Le Forze armate hanno naturalmente modificato, nel corso del tempo, la composizione della «razione K». Quella che si distribuiva per più e più giorni durante la Seconda guerra mondiale era composta da una scatola di carne e da 500 grammi di gallette. Fisiologico, dunque, a un certo punto, il sopravvenire della necessità di variazione per garantire il benessere psicofisico del militare e, di conseguenza, anche delle sue performance sul campo. Ecco perché la «razione K» di oggi offre il giusto apporto nutrizionale per chi affronta situazioni di forte stress fisico e psicologico. «Stiamo studiando insieme all’Esercito nuove forme di razioni K conclude De Lorenzo – ma non soltanto per i soldati sul campo di battaglia. Ora prendiamo in considerazione le razioni K da usare in caso di improvvise calamità naturali, come terremoti, alluvioni e altri eventi».