[photopress:mar.JPG,full,alignleft]Solitamente in un quotidiano le notizie durano un paio di giorni: la cronaca, l’approfondimento, il seguito e poi è roba vecchia che finisce in una breve. Tornare quindi a parlare di Milano city marathon quattro giorni dopo che si è corso potrebbe essere giusto motivo di bocciatura all’esame di giornalismo. Ma chissenefrega, a me la maratona è piaciuta e quindi insisto. E poi l’esame l’ho già passato.  Mi sono letto i giornali di lunedì, sono andato su molti siti di atletica, ho letto i blog che generlamente parlano di corsa: mi sembra che ci siano più complimenti che critiche. C’è anche qualche runner che l’ha stroncata ma deve aver visto o corso un’altra maratona e col tempo  se ne farà una ragione. Ma tra i tanti commenti ce n’è uno che mi ha colpito più di altri. E’ più una lettera d’amore in verità, scritta da un appassionato che, come me, le maratone milanesi le ha corse tutte e non si è mai rassegnato all’idea che questa città , podisticamente parlando, fosse considerata incivile, cafona e violenta.  Molti conoscono Fabrizio Cosi, un <marziano> che io ho incontrato per caso un anno fa. Da allora le nostre strade si sono incrociate diverse volte e domenica alla Straticino con tutta probabilità si incontreranno ancora. Ieri mi ha scritto una mail in cui mi ha spiegato il suo rapporto di odio e amore con la maratona di Milano. Così mi è venuta voglia di pubblicarla per intero e mi è tornato in mente Catullo che ho studiato ormai tanti anni fa: Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio, sed fieri sentio…

<Il mistero del mio amore>.  Cosi cantava Enrico Ruggeri: <Cosa si cerca quando si dà, quando si ama davvero, mistero>. E’ un mistero, ma questa maratona io la amo per davvero, con gioia e con sofferenza, come quando hai perso la testa per una donna volubile e capricciosa che non riesci a mollare. Le ho fatte tutte e dieci, in ogni condizione climatica ed organizzativa, ho fatto i record oppure mi sono trascinato fino alla fine, ne ho detto peste & corna oppure no, eppure sono sempre qui, al suo fianco. Fedele. Perché quando si ama davvero non stai a chiederti perché, lo fai e basta, godi di una sofferenza agrodolce e attendista, aspetti quella scintilla che ti fa brillare il cuore e per la quale puoi sopportare anni di buio. Chiedetelo a un tifoso del Milan o dell’Inter cosa significa amare qualcosa, per sempre e QUALSIASI cosa succeda. Al cuore non si comanda, dicevo. Nel novembre 2008, all’indomani della maratona, scrissi un feroce articolo su Podisti.net <Una proposta operativa>. Era il seme da cui sono nati i Podisti da Marte e, a seguire, una serie di invettive (pace fatta) con l’Assessore Terzi, che incitavo a fare di più per questa maratona, ad osare per davvero, a non usare mezze misure e a non fare i soliti giochi politici.I miei fatti sono stati 14 missioni marziane nel centro di Milano in più di un anno. I marziani si sono goduti la città, hanno fatto del bene supportando ogni volta una Onlus diversa, si sono divertiti, hanno fatto amicizie (qualcuno si è anche fidanzato), hanno scoperto che la corsa non è solo correre ma anche qualcos’altro. E’ la <terza via>, come ha scritto Daniele Menarini su CORRERE parlando dei marziani e della Run 5.30 di Modena (del mio amico/gemello Sergio Bezzanti).Nonostante tutte le critiche, alcune condivisibili, io l’ultima maratona di Milano la promuovo e basta. Inutile dare voti. Quando arrivi alla fine è il tuo cuore che ti dà le risposte, e le mie sono state tutte positive. La promuovo perché questa volta abbiamo scollinato, abbiamo fatto il giro di boa, abbiamo visto la luce in fondo al tunnel. Al di là del numero degli iscritti, condizioni meteo (di chi sarebbe la colpa?) e tende per cambiarsi, le staffette non competitive sono state il VERO evento di questa maratona.Numeri alla mano, e se non vado errato, 415 staffette al via vogliono dire 1660 podisti che corrono per la città. I Podisti da Marte, collaborando con l’organizzazione della MCM, hanno aggregato i runners <single> che non riuscivano a fare una squadra e, aggiungendoci il popolo marziano, sono arrivati alla ragguardevole cifra di 25 staffette + 20 maratoneti, TUTTI affiliati ad una buona causa (metà delle loro iscrizioni sono andate inbeneficenza): SMArathon, LISM, Dottor Sorriso, ACRA, AEVO. Arrotondando, una staffetta su 16 di quelle che avete visto in giro per Milano era <nostra>. Sono soddisfazioni. E non è accaduto per caso, visto l’impegno che ci abbiamo messo tutti quanti (marziani, Filippo Bianchi di RCS e Onlus). Le staffette hanno portato una ventata di aria fresca nel rituale del pre-gara. I runner <single> si sono incontrati per conoscersi e correre insieme, poi noi abbiamo organizzato un aperitivo il giovedì sera, sabato Manlio Gasparotto ha armato una merenda vicino al Marathon Village, cui seguiva il pasta party di Luca ed Elena di SMArathon in via Spontini.Insomma, altro che Salone del Mobile, Milano ha cominciato a vivere PRIMA della maratona. Come si fa a non amare qualcosa del genere? La corsa è sfida con se stessi, è relax, è salute, è metafora di una vita (dice qualcuno), ma è anche socialità, amicizia, festa, rompere barriere, superare limiti. Con le staffette, appunto, abbiamo gli strumenti per superare i limiti degli altri anni. Il circolo virtuoso è questo: io corro la staffetta – convinco degli amici a correre con me – partecipiamo agli eventi (aperitivi, pasta party,concerti) del venerdì e sabato prima della gara – altri amici e parenti vengono con noi agli eventi e poi a fare il tifo – l’anno seguente io posso decidere di fare la mezza o la maratona – i miei amici spettatori (ed anche i passanti) si divertono con noi e l’anno dopo corrono anche loro – e via di nuovo dall’inizio. Scommettiamo che l’anno prossimo ci saranno almeno 1000 staffette? sarebbero almeno 4000 partecipanti, la spina dorsale di una gara che ambisce ad avere grandi numeri e coinvolgimento lungo le strade. Poca gente lungo il percorso? è vero, ma qualcuno di voi ha visto i punti di cambio delle staffette (Ippodromo, Arena, Bocconi)? era una FESTA, chi passava di lì si è anche fermato ed ha fatto il tifo. E’ SU QUESTO che l’organizzazione vuole e deve investire, e lo sa benissimo già oggi. Lo sa Andrea Trabuio (BRAVO), che ha raccolto le critiche degli anni passati e sta facendo tesoro anche quelle di quest’anno. Lo sanno <gli invisibili> come lui che hanno collaborato all’evento, lo sa l’Assessore Terzi (staffettista dei primi 10 km) che ha promesso di bloccare il traffico l’anno prossimo (è già un primo passo). E lo so anche io, runner e Podista da Marte, perché da qui in avanti investirò ancora di più nel popolo dei tapascioni della prima ora, quelli che vengono alle nostre missioni, quelli che si sono riversati nelle staffette.I clacson? erano pochi, riconoscetelo almeno questa volta; e soprattutto:chi se ne frega!!! “Come può uno scoglio arginare il mare, anche se non voglio torno già a volare”. Il clacson, poi, va interpretato. All’altezza del parco di Trenno una fila di macchine mute sulla mia destra, con una sola che strombazzava fortissimo, col finestrino abbassato; mi avvicino con il fiore in mano per regalarlo e fare la pace, ma mi trovo davanti una mamma di famiglia con due bambini seduti dietro che gridava a squarciagola BRAVIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!! Morale: qualcuno ci manderà anche a quel paese, ma mica tutti.Io la maratona l’ho fatta tutta (la mia 41ma), partendo dal fondo 20 minuti dopo quella ufficiale, insieme ai “miei” amati staffettisti. Volevo stare con loro, fare fotografie, vedere cosa succedeva alle spalle del mio 3.09, recuperare posizioni strada facendo (circa 1000, alla fine) per salutare tutti. Ero con i miei amici della Montagnetta’s Skyrunner, col bandierone marziano bene in vista e centinaia di fiori da regalare a passanti, volontari (GRAZIE GRAZIE GRAZIE) e automobilisti. Non mi sono mosso dalla zona arrivo finchè non sono arrivati tutti i miei staffettisti. Ci siamo abbracciati ed è stata un’altra grande festa. Questa è stata la mia bellissima maratona, roba da innamorati persi.E quindi: sarà anche un MISTERO quello che mi spinge a fare, dire, scrivere tutto ciò, ma di questo mistero io non cerco alcuna soluzione. Io so che corro perché mi piace, e non ho bisogno del sostegno di un automobilista per saperlo. Se amate anche voi la corsa e se volete una vera maratona a Milano, il momento è arrivato: ora bisogna crederci. Io ci credo. Sono pazzo? certo che sì, tutti gli innamorati lo sono.
Fabrizio Cosi