Parliamo ancora di doping. Due notizie che non voglio commentare, ognuno tragga le conclusioni che preferisce. La prima è l’esclusione dal Giro d’Italia di Franco Pellizotti trovato con valori sospetti nel suo sangue. Giù dalla bici, non parte. E’ la prima vittima illustre del passaporto biologico,  la carta d’identità ematica di ogni ciclista introdotta due anni fa dall’Uci ( la Federciclo internazionale) e la Wada ( l’agenzia mondiale antidoping) che tiene sotto controllo gli atleti monitorando le loro percentuali di emoglobina e le eventuali variazioni. Il  friulano in qualche modo si difende:«Non capisco perchè non mi abbiano fatto altri controlli  se avevano dubbi. Sarei stato uno dei protagonisti, nessuno mi restituirà il Giro. Se mi avessero avvisato mesi fa, avrei avuto tempo per partecipare alla corsa. Me l’hanno detto a due giorni dall’inizio, non c’è tempo per difendersi. A questo punto, nel ciclismo non ci credo più neanche io…».  Non aggiungo altro, se non che Pellizotti è in buona compagnia visto che a non credere più nel ciclismo c’è anche qualcun altro, sponsor compresi. La seconda notizia riguarda invece la trentasettenne maratoneta Eva-Maria Gradwohl che a novembre ha dominato a sopresa la maratona di Firenze e ad aprile quella di Linz. L’austriaca ha rifiutato di sottoporsi ad un test antidoping la scorsa settimana mentre era in Croazia ed ha deciso di mettere fine in anticipo alla sua carriera. «Sono stanca di dover continuamente indicare dove mi trovo e cosa faccio e di dover ogni giorno perdere un’ora per vedere se arriverà qualcuno a farmi un controllo- ha detto la Gradwohl – Non avevo voglia di rimandare il viaggio e rovinarmi la vacanza, mi stavo solo godendo del tempo libero, ma questo per un atleta di alto livello evidentemente è impossibile>. La Gradwohl, che ha esordito come maratoneta professionista solo nel 2007 all’età di 34 anni, ha un legame con l’ex tecnico dello sci Walter Mayer, squalificato per il ruolo tenuto nello scandalo doping che colpì le nazionali austriache di fondo e biathlon alle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Su di lui anche le accuse di coinvolgimento nello scandalo del laboratorio Humanplasma di Vienna, dove tra il 2003 e il 2006 passarono circa 30 atleti per sottoporsi a pratiche illecite.  Chiaro che ciò non significa nulla, ma la procura sportiva austriaca su questo caso ha aperto un’inchiesta.