Thomas Casarotto, 19 anni di Schio, è in fin di vita. Si è schiantato a ottanta all’ora nella terza tappa del Giro del Friuli contro un Suv che procedeva in senso contrario nella discesa del Val Pesarina in provincia di Udine. Non ci sono speranze. I medici – secondo quanto ha riferito il portavoce della squadra per cui gareggiava il giovane – hanno comunicato ai genitori di Casarotto che non è possibile effettuare alcun intervento chirurgico per ridurre i danni cerebrali: vive solo grazie alle macchine. Fin qui la notizia. Tragica, di quelle che ti tolgono il respiro perchè tutto ci si aspetta da una corsa in bici o da una gara sportiva ma non di raccontare la storia di una ragazzo di 19 anni che ora lotta per sopravvivere e poi chissà come.  Forse non è il tempo delle polemiche ma se si consdiera, come scrive la Gazzetta dello sport, che quest’anno nelle gare ciclistiche dilettantistiche sono già stati quattro gli incidenti mortali  è ovvio che qualcosa in queste competizioni va rivisto. Che ci fa faceva quel Suv sul lato opposto della carreggiata nella discesa della Val Pesarina? Da dove è sbucato e perchè nessuno è riuscito ad impedire che andasse incontro ai corridori? Nelle gare dilettantische quasi mai ci sono le pattuglie della polizia stradale. C’è un direttore di corsa, ci sono le motostaffette autorizzate dalla prefettura e ci sono i volontari delle società ciclsitiche a presidiare gli incroci. Evidentemente non è sufficiente,. «È vero che le grandi corse ciclistiche hanno più assistenza e scorte più abbondanti  per quanto riguarda la sicurezza – spiega il presidente della Federciclismo Renato Di Rocco –  Oltretutto le staffette queste hanno un potere più coercitivo perchè indossano le divise. Ci piacerebbe avere anche nelle gare minori le scorte della polizia stradale, ma non è possibile.  Però è vero nel mondo
giovanile si fa un pò più di fatica… >. Così almeno per le gare dei giovanissimi la federazione ha già avviato una nuova politica con la costruzione di impianti chiusi e dunque più sicuri. «Sono percorsi transennati dai 600 ai 2 km con un minimo di logistica – spiega Di Rocco -. In cinque anni ne abbiamo realizzati 84. La sicurezza nelle gare  dilettantistiche in Italia è cresciuta e l’incidente di Casarotto purtroppo è stata solo una drammatica fatalità>. Sinceramente non so se sia così e comunque credo che un corridore che sfreccia a 80 all’ora in discesa durante una gara ufficiale  debba avere la sicurezza di non trovarsi di fronte nessun ostacolo sia pure per una fatalità. L’autista del Suv, un uomo di 64 anni che non si è neppure accorto che era in corso una gara ciclsitica,  è già stato iscritto nel registro degli indagati e sulla vicenda c’è un’inchiesta della Procura di Tolmezzo.