Certo, era più di un secolo fa. Ma chi non ha mai visto le immagini in bianco e nero dell’arrivo di Dorando Petri nella maratona olimpica di Londra nel 1908? Dorando, che in realtà di cognome faceva Pietri, diventò famoso per il dramma che gli capitò nell’ultimo chilometro di quella gara. Vinse perdendo, isomma. Il suo cadere e il rialzarsi e poi cadere di nuovo  con i giudici che lo tiravano sù e cercavano di sostenerlo in tutti i modi sono entrati nella’ storia della maratona. Sono diventati l’epica. Che ora torna di attualità perchè le Olimpiadi di Londra 2012 si avvicinano e perchè sulle vicende di questo piccolo fruttivendolo di Carpi con la passione della maratona presto uscirà un film.   «Il sogno del maratoneta» è infatti il titolo della fiction che sarà trasmessa nel 2011 dalla Rai e racconterà la vita, la vittoria e la sconfitta dell’uomo edell’atleta  Dorando Pietri che sarà  interpretato sullo schermo dall’attore Luigi Lo Cascio con Alessandro Haber e Laura Chiatti. Petri non vinse. Sfinito dopo una gara  durissima crollò sulla pista. Tagliò comunque il traguardo per primo ma fu squalificato e la medaglia d’oro finì al collo  di Jonny Hayes. Quelle immagini  fecero il giro del mondo. E scossero il mondo che si commosse. Così la Regina gli regalò una coppa molto simile a quella assegnata al vincitore,   lo scrittore Arhtur Conan Doyle gli donò 5 sterline, il Daily Mail riuscì a raccogliere con una sottoscrizione un bel gruzzolo che permise a Petri di aprire un nuovo negozio, il musicista Irving Berlin gli dedicò un’opera. Insomma Dorando divenne una star capace, pochi mesi dopo, di riempire il Madison Square garden di New York per una rivincita, sempre sulla distanza della maratona, con Hayes che gli aveva scippato l’oro. Neanche a dirlo Dorando vinse. Un trionfo che mandò in delirio gli immigrati italiani che avevano riempito il Madison in ogni ordine di posti. E fu la riscossa di un popolo che aveva le mani ruvide e tanta nostalgia dell’Italia.  In tre anni di professionismo Petri vinse molte gare e anche la maratona di Buenos Aires con il tempo di 2 ore e 38 che, un secolo fa, non era proprio da buttar via. In tutto guadagnò 200mila lire che investì in un albergo che però fallì e poi in un’autorimessa che aprì a Sanremo dove rimase fino alla fine dei suoi giorni. Questi più o meno i fatti. Questa la storia che racconterà  il <Sogno del maratoneta> . Come scrissero i giornali inglesi il giorno dopo la sua corsa  <Questa è la Grande impresa di un italiano che mai potrà essere cancellata dagli archivi di questo sport>.