Fine.  Lance Armstrong lascia il ciclismo  e «questa volta è per davvero» come ha tenuto a precisare. Che dire? Per quanto mi riguarda mi piace pensare che potrebbe cambiare idea ancora una volta. Sì, mi piacerebbe continuare a fare il tifo per questo cow boy travestito da ciclista che in tutti questi anni ha dominato la scena. E questo nonostante tutto. Nonostante i sospetti,  il fango, le accuse, le maldicenze, le invidie che hanno cercato e cercheranno di scalfirne l’immagine. Sì perchè credo che non sia finita qui. Dicono: se tutti ne parlano così male un motivo ci sarà? Ci sarà un briciolo di verità nel descriverlo meschino, bastardo, prepotente e senza scrupoli? Può darsi. Ma a me non importa. Non conosco Lance Armstrong e non ho nessuna voglia di conoscerlo. Ma la sua tenacia, il suo modo di intendere lo sport, di accettare la sfida, di andare a correre quasi in incognito in  mountain bike in un paesino sperduto del Colorado solo perchè l’anno prima era stato battuto e cercava riscatto mi hanno sempre esaltato. Così come mi ha esaltato vederlo soffrire da comparsa nell’ultimo Tour. <Patetico> ha scritto qualcuno. Ma per favore! Immenso direi. Ma perchè uno che ha vinto tutto ciò che c’era da vincere, ricco, famoso, ricevuto più volte alla Casa Bianca, corteggiato, padre felice e potrei continuare sente la necessità di andare a correre da gregario in terra di Francia dove lo stanno aspettando con in i fucili puntati per giustiziarlo? Perche uno così è rimasto un cow boy con le palle e mi mancherà. Ci mancherà.