Non so se sia giusto o sbagliato. New York, la martona di New York per la prima volta nella sua storia non si corre. Il sindaco Bloomberg si arrende. Si arrende alla realtà di una uragano che ha lasciato ferite ancora aperte. Da buon sindaco dà retta alle grida di dolore di chi sta ancora raccogliendo i morti, di chi è ancora senza luce, di chi non ha più una casa. Così dopo una lunga giornata
di polemiche ha scelto di annullare la maratona  per cui erano attesi
47mila runner da tutto il mondo. “Non vorremmo che una nube si estenda sulla corsa o i suoi partecipanti, e per questo abbiamo deciso di cancellarla”, si legge in una nota del sindaco, diffusa in serata. “Non possiamo permettere che una controversia su un evento sportivo, anche significativo come questo, tolga attenzione da tutto il lavoro di fondamentale importanza svolto per la ripresa dalla tempesta (Sandy, ndr) e per far ritornare la nostra città in
carreggiata”. Bloomberg ha poi definito la maratona come una “parte integrante della vita di New York da quarant’anni” e “un evento a cui decine di migliaia di newyorkesi partecipano e che altri milioni guardano”. Il primo cittadino ha voluto sottolineare che disputare la corsa non avrebbe significato togliere risorse agli sforzi per la ripresa, ma poi ha detto di aver capito il livello delle frizioni. “E’
chiaro – ha aggiunto – che è essa è diventata la fonte di controversie e divisioni. La maratona ha sempre unito la nostra città e ci ha ispirato con storie di coraggio e determinazione”. Fine. Credo abbia vinto il buon senso. O forse la responsabilità di non voler fare una cosa a tutti i costi e costi quel che costi.

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