Ti lasci Perpignan alle spalle e i colori morbidi del tramonto che sembrano pennellate di un pittore con l’animo sereno improvvisamente cambiano tono. La’ davanti si parano i Pirenei, di un verde scuro questi come il fondo di un bottiglia. È fanno un po’ paura. Perché il sole che sta per andar via sparisce dietro un paio di nuvoloni lividi e in un attimo scende il buio. Anche la salita dell’ autostrada si arrampica spalancando sui suoi fianchi alcune voragini che ti lasciano senza fiato. E La Doblo’ carica di biciclette arranca , così ti immagini quale sarà la fatica che proprio su queste strade faranno quelli che tra qualche settimana correranno il Tour. Però che invidia. Qui il ciclismo e’ di casa come sulle Alpi e come sulle Dolomiti. Lo vedi dalle scritte che lasciano i tifosi sul l’asfalto . Ma i Pirenei sono un’altra cosa. Meno duri forse ma avvolti da quel mistero che solo i monti immersi nella macchia sanno dare. Come i nostri Appennini: terra dura, sincera impervia e perfetta per gli agguati di giornata. Su montagne come queste ormai si perdono e si vincono Giri e Tour più che sulle vette storiche dove ormai tutti si guardano da tutti e alla fine tutti si aspettano. Domani si riparte verso Barcellona e poi Valencia. Poi in bici fino ad Alicante. Costeggiando il mare e pedalando dolcemente in piano. I Pirenei restano lì, misteriosi a guardarti avvolti dalle nuvole nere e dalla loro storia. Sembra ti controllino, in realta aspettano che qualcuno lanci la sfida. Aspettano il Tour…