Comunque vada e chiunque vinca sarà un gran Giro di Lombardia. Come sempre. Perchè “il” Lombardia è un esame di laurea,  242 chilometri che possono valere una stagione quasi come una Roubaix. E perchè il Nord, quando si corre in autunno, è terra di maltempo, di profumi di legna nei camini , di piogge,  ammiraglie con i fari accesi,  mantelline e di campioni con le facce sporche di fango. E il Nord è  terra di grandi salite. da fare anche domani già dopo 80 chilometri dal via col  Valico di Valcava, 11 km con punte di pendenza fino al 17%,  seguita da quella del Colle di Brianza e poi dalla Colma di Sormano che si trova a 1124 metri sul livello del mare. Prima però c’è il muro. Il “Muro di Sormano“,  un vero e proprio monumento dedicato alla follia di chi ama pedalare. Tremendo, leggendario, unico, drammatico e assurdo. Una scala a chiocciola di  2 km con una pendenza media del 15% e picchi al 27 scoperta e voluta da Vincenzo Torriani all’inizio degli Anni 60.  Un colpo di fulmine  che fece innamorare un patron che voleva un Giro che facesse notizia. E la fece anche perchè allora i corridori salirono quasi tutti a piedi e quasi tuti a spinta. Una rampa asssurda per tutti i ciclisti, campioni compresi. Un’agonia che dopo la ristrutturazione della strada voluta dalla regione Lombardia nel 2006 è diventata una museo a cielo aperto,  una lavagna d’asfalto con le frasi celebri di tutti i grandi che lo hanno scalato, con l’altimetria e la distanza che segna metro dopo metro la dose di dolore che ognuno è disposto a sopportare. E anche domani Muro sarà. Ma non solo. Perchè superata la Madonna del Ghisallo (8,5 km con pendenza massima del 14%), a una quindicina di km dall’arrivo il Lombardia cala la sua ultima salita quella di Villa Vergano, che può essere teatro dell’attacco decisivo. Per chi sarà ancora lì. Perchè il Lombardia è il Lombardia e chi lo vince non è mai uno qualunque…

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