Ci stiamo avvicinando al muro delle due ore in maratona. Sotto le due ore. Stamattina è stato fatto un altro piccolo grande passo. Il kenyano Dennis Kipruto Kimetto ha vinto infatti la maratona di Berlino stabilendo anche il nuovo record del Mondo sulla distanza con il tempo di 2h02’57”. Il 30enne atleta africano ha abbassato di 26 secondi il precedente primato stabilito dal connazionale Wilson Kipsang lo scorso anno sempre nella capitale tedesca. Secondo posto per l’altro kenyano Emmanuel Mutai che con un tempo di 2h03’13” è sceso anche lui sotto il precedente primato del Mondo. Terzo
posto per l’etiope Abera Kuma in 2h05’56”. Tutti i tempi sono non considerati
ufficiali in base al regolamento Iaaf.  Continua quindi la rincorsa al muro delle due ore. E continua in modo sempre più veloce. Dal 1981 al 2003 il primato è stato abbassato in media ogni sette anni: dal 2h8’18” stabilito dall’australiano De Castella nel 1981 al 2h6’50” dell’etiope Dinsamo nel 1988; dal 2h6’05” del  brasiliano Da Costa nel 1998 al 2h4’55” del keniano Tergat nel 2005 al 2h3’59” del 2003 dell’etiope Gebrselassie . Poi i record hanno cominciato a cadere più in fretta:  Makau ( Kenia)  con 2h03’38”  nel 2011 a Berlino e Kipsang 2.h03’23” nel 2013 ancora nella capitale tedesca. Anche se il più veloce di tutti era stato nel 2011 a Boston Mutai con 2h03’02” a Boston ma il record non venne omologato per il vento. Si va quindi sempre più veloci verso l’abbattimento del muro delle 2 ore.  Ma quando ci si arriverà? Difficile pervederlo con un calcolo matematico. Anche se c’è chi su questa previsione ci sta studiando da tempo. Secondo Francois Peronnet e Guy Thibaut, due ricercatori della Facoltà di matematica dell’università di Montreal, che hanno elaborato un modello empirico relativo all’incremento delle prestazioni umane nella corsa calcolando il rendimento dei metabolismi energetici, la capacita incremento del metabolismo anaerobico e della potenza massima aerobica nelle varie fasi di sforza, la soglia delle due ore potrebbe essere infranta nel 2030. Più ottimistica invece la previsione di David Martin, fisiologo statunitense, statistico e allenatore di diversi maratoneti. Intervistato dal New York Times dopo il primato di Mutai a Boston,  Martin  ha detto che il muro potrebbe essere abbattuto già nei prossimi anni. L’atleta che entrerà nella storia? Forse un keniano, forse un etiope, un marocchino o forse un eritreo.  Poche le certezze, ma il “maratoneta bionico”  avrà un’altezza tra i 170 e i 175 centimetri, dovrà pesare 56 chilogrammi e dovrà garantirsi una spesa energetica ancora più bassa di oro perfezionando sempre più il suo rapporto tra falcata e frequenza cardiaca. Tutto questo sulla carta: vedremo.