98th Giro d'Italia: 15th stage, Marostica-Madonna di CampiglioL’importante è non mollare con la testa. Ognuno a suo modo. E così se Alberto Contador dopo una delle tappe più dure del Giro, dopo Tonale, Aprica e Mortirolo scende di bici e sale sui rulli per defaticare le gambe, Fabio Aru con la faccia triste di chi oggi ha perso, penserà a mangiare e recuperare. Vince la Spagna e perde l’Italia. Con Contador sempre più rosa e il basco Mikel Landa che domina la tappa, scalza Aru dal secondo posto e prende la sua fascia da capitano dell’Astana. Ce n’è, e avanza, per abbattere un puma. Ce n’è e avanza per asfaltare il morale di chiunque. Ma proprio nel giorno della sconfitta vince Fabio Aru. Vince la sua smorfia di fatica. Vince la sua volontà di non arrendersi. Vince il suo carattere che non si sbriciola di fronte al suo gregario che allunga e se ne va. Vince la sua voglia di continuare a pedalare da solo quasi 40 chilometri fino all’Aprica. Vince la sua serenità contro la jella perchè fora, gli si blocca la catena ed è costretto a cambiare bici. Vince la sua educazione perchè non la butta per terra, cerca l’erba per appoggiarla. Vince la sua maturità perchè è ancora un ragazzino di 22 anni che nonostante tutto ha tenuto botta. Vince la sua testa perchè riesce a stare a galla nel giorno in cui tanti, tantissimi, sarebbero sprofondati. Vince la sua umiltà che lo fa sembrare fragile all’arrivo ma è esattamente il contrario. E vince il suo fair play perchè ad Andrea De Luca  della Rai che a fine gara gli chiede se in squadra ora cambieranno le gerarchie risponde con la serenità dei grandi che “le gerarchie non esistono quando uno sta meglio e poi vince anche la tappa…”. Il ciclismo è uno sport dove non si pareggia. C’è uno che vince e uno che perde. Sempre. Poi ci sono giorni in cui si vince anche perdendo. E questo è uno di quelli….