Va sempre così. Diecimila persone invadono Rimini per un Challenge che riempie gli alberghi e ristoranti  anche in bassa stagione e c’è chi ha qualcosa da dire. Cosa? Le solite cose. Non si può bloccare il lungomare, non si può fermare una città, c’è il diritto di muoversi anche per chi non corre…Ed è la solita litania di lamentele che segue ogni grande evento sportivo. A Milano con la maratona ( ma non solo con la maratona) è un romanzo che va avanti da almeno vent’anni. Ed ogni volta è la solita storia. Ma vale anche per Roma dove, con il garbo che lo contraddistingue, pochi mesi fa Giampiero Mughini aveva mandato a quel paese tutti i maratoneti “colpevoli” di averlo costretto a fare a piedi qualche centinaio di metri con il suo trolley verso la stazione. Sono due mondi che non si incontrano e se va male si scontrano. Però, al di là delle fazioni, un punto andrebbe fissato una volta per tutte. Il Challenge di Rimini, la Maratona di Roma, di Milano ed altre ancora non sono solo eventi sportivi. Non sono solo lo sfizio di 5, 10, 20mila fissati che, al contrario di chi preferisce guardarsi il Gran Premio di Formula Uno tranquillamente sdraiato con un plaid sul divano,  si mettono in calzoncini e maglietta a correre per le città. Gli eventi sportivi di questo livello sono business, sono affari, portano atleti, famiglie e turisti negli alberghi, nei ristoranti. Portano presenze e denaro. Certo qualche disagio lo creano ed è il prezzo che bisogna pagare. E comunque non è tutti i giorni, non è tutte le domeniche. Ed è come se qualcuno si lamentasse per il Salone del Mobile o la Settimana della Moda a Milano che portano traffico e caos ma anche tanti bei soldini a tutta la città. Vediamola così, allora. Tutti quelli che si lamentano perchè diecimila e più triatleti invadono Rimini in un piovosissimo week end di giugno che altrimenti sarebbe stato deserto, vadano a chiedere a chi ha lavorato, ha chi ha cucinato, a chi ha riempito camere se ha avuto disagi. Vadano a chiedere se avrebbero preferito tenere le saracinesche abbassate in attesa dell’apertura della stagione. Diciamo che, prima di lamentarsi, biosnerebbe fare  due conti.  E dovrebbe farli soprattutto chi amministra. I grandi eventi sportivi andrebbero supportati con più energia dalle amministrazioni che non sempre si spendono come dovrebbero, non sempre chiudono il traffico delle città, non sempre danno la sensazione di crederci.  A New York, tanto per fare un esempio,  la maratona  sfiora un business di 400milioni di dollari. Tanto. Tantissimo.  Nemmeno paragonabile alle nostre cifre. Ma li ci hanno creduto…E nessuno si lamenta.