Chi l’ha detto che per fare sport serve talento? Esclusi i campioni, per il resto del mondo credo sia vero esattamente il contrario. E se uno ha ben chiaro in testa di non essere un fenomeno, è tutto più semplice. Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è: per fare sport è meglio non averne di talento perchè così si devono fare i conti con ciò che si ha. Anche se è poco. E allora, come sempre nelle difficoltà, viene fuori il meglio. Ci si ingegna. Si mettono a fuoco le risorse disponibili e se ne fa tesoro, non si butta via nulla. Mentre a volte il talento si spreca. Si imparano ad apprezzare fatica e sacrificio, si resta umili, ci si allena ad essere più tenaci, più rigorosi, perseveranti. Si fissano gli obbiettivi, passo per passo, poi sempre più in là: perchè non è che se uno non ha talento non ha ambizioni. E si arriva. Certo che si arriva, perchè è pieno di gente senza talento che alla fine ce la fa rimboccandosi le maniche. Basta fermarsi a guardare gli arrivi di una maratona, di un triathlon, di un Ironman, di una gara qualunque…Si vede che i primi sono fuoriclasse. Lo capisci che il loro gesto è diverso, più fluido, più efficace. Poi, man mano che passano i minuti e le ore l’armonia svanisce. Ma resta la poesia. Anzi ce n’è di più. E piena la storia dello sport di mediani, gregari, gente che ci prova, che non l’avresti mai detto e ce la fa. E piena la letteratura di persone normali capaci di imprese infinite. E il talento? Se ne puo fare a meno, l’importante è crederci…