bonfNon si sente un eroe. Però Marco Bonfiglio, 38enne di Abbiategrasso, tecnico informatico della Regione Lombardia, un po’ eroe lo è davvero. Come Filippide, forse un po’ di più di Filippide. Da Atene a Sparta e ritorno, 490 chilometri fatti di un fiato e di corsa per annunciare una vittoria. La sua. Arrivata dopo 78 ore 48 minuti e 9 secondi che, al di là dei numeri, fanno tre giorni e spiccioli di fatica. Dormendo quasi nulla perchè tre microsonni di 15 minuti, come li chiama lui, sono ovviamente «nulla». «Come mi è venuto in mente? Beh ci ho semopre pensato ed è ovvio che mi sono allenato… Anche se devo dire che correre per me è naturale. Certo la fatica è tanta ma mai mi passa per la testa di fermarmi, di non riuscire ad arrivare al traguardo». E pensare che dieci anni fa giocava a calcio. Dilettante, un buon passo ma nulla di più. Poi un legamento che salta in un tackle e cambia la vita. Dopo la riabilitazione Bonfiglio riprende a correre e ci prende gusto. Parecchio. Tant’è che comincia ad inanellare una serie infinita di maratone che, per chi non è del mestiere, non sono passeggiate di salute ma 42 chilometri e 195 metri. Che alla fine contano anche quelli. «Poi arriva un momento che senti che vuoi e puoi fare qualcosa in più- racconta- Capisci che non ti importa tanto andare veloce ma andare più lontano e allora cominci a guardare alle gare più lunghe». E non bastano neppure le 100chilometri. Così in bacheca cominciano ad arrivare trofei importanti come la 100 miglia di Berlino, la Slovenski 12 urni tek in Slovenia, la Graveyard 100 Mile e la Nove Colli che sono 220 chilometri filati senza sconti. Ma la «Fidippidens Run» è un’altra cosa ancora, non serve neanche scriverlo. Non è una corsa, è un viaggio mistico nel Peloponneso, sulle tracce degli eroi che hanno scritto la storia dell’Antica Grecia. É una sfida lunga una vita che si corre con tutto ciò che si ha. Con le gambe, il cuore ma soprattutto con la testa: «Cosa penso in una gara così lunga non lo so neanche io. Anche se ovviamente poi quando ti ritrovi al comando pensi a vincere. Poi pensi a non restare in riserva, così bevi una borraccia di sali e acqua ogni ora, mangi barrette, mangi i gel energetici e ogni tanto panini, prosciutto, formaggio…». Ci si pensa a una gara così. Ci si mette in testa che si può fare e poi ci si prepara: «Di notte, quasi sempre di notte e da solo- racconta Bonfiglio- Io la mattina prendo il treno per andare in Regione a lavorare e torno a casa che sono le sei del pomeriggio. Faccio subito un primo allenamento e poi a mezzanotte o alle due ne faccio un altro. Quanti chilometri? Una quarantina al giorno, tutti i giorni, tutto l’anno…». Tutto da sè, senza dire grazie a nessuno. «Se non ai miei colleghi che fanno il tifo per me e mi danno una mano e ai miei due sponsor: Skechers che mi dà le scarpe e per me è un bel risparmio e BV sport che mi veste. Sono gli unici due che ho. Lo scriva, mi fa davvero un favore…».