rioFuori concorso i fratelli inglesi che alla fine del triathlon olimpico si abbracciano distesi sotto il traguardo  avvolti nell’Union Jack. Alistair Brownlee, dopo l’oro di Londra fa il bis, il fratellino Jonathan sale di un gradino sul podio e si porta a casa l’argento. Terzo, a sorpresa il sudafricano Henry Schoeman. Alessandro Fabian fa tutto ciò che doveva e, forse, poteva fare e si piazza quattordicesimo a due minuti e mezzo dai fenomeni di Sua Maestà, mentre Davide Uccellari, caduto nel sesto giro in bici, finisce in fondo al gruppo. Non è andata come si sperava. Come si sperava alla vigilia ma anche come si sperava dopo le frazioni di nuoto e di bici dove Fabian ha corso alla grande, sempre davanti, sempre in gara. Terzo all’uscita dell’acqua nel gruppo dei primi dopo la frazione di bici che lo ha visto spesso tirare per tenere alto il ritmo cercando di mettere più secondi possibili tra sè e il secondo gruppo. Poi qualcosa si è inceppato. Poi si è perso qualche secondo prezioso nella seconda transizione. Si sapeva che i due inglesi erano fuori portata ma il carabiniere azzurro nella corsa non è stato brillante: “Ho pagato un frazione in bici durissima- ha raccontato al traguardo- All’inizio ho faticato a prendere il ritmo e a meta corsa ho avuto problemi di respirazione. Poi mi sono sciolto ma ormai era tardi”. Una gara tiratissima. Con i due fratelli inglesi a dettare un ritmo impressionante sia in bici sia nella corsa. Impossibile star dietro e ne sa qualcosa il francese Vincent Luis che ci prova per un giro a non mollarli ma poi paga un conto salatissimo. Sull’Avenida Atlantica con un tifo degno della Torcida e con oltre 30 gradi umidi come non mai, faticano tutti tantissimo. Tutti tranne Alistair e Jonathan che volano via a ritmi da atletica su diecimila metri dove non hanno rivali. Alla fine del penultimo giro, l’oro di Londra,  saluta il fratellino e va a bissare un oro che, dopo l’operazione al tendine di due anni, fa sembrava un sogno più complicato da realizzare. Il resto è storia di Giochi. Di grandi rimonte come quella di Murray e Mola, di occasioni sfumate e di delusioni anche se la coscienza è a posto perchè si è fatto tutto ciò che si doveva fare e si è dato tutto ciò che si doveva dare: “Mi dispiace, speravo di fare meglio di Londra- racconta Fabian- ma non ho rimpianti. Mi porto a casa un’esperienza magica, in un Paese che mi piace come mi piace tutto il Sud America dove ho raccolto le mie prime vittorie importanti. Mi porto a casa la generosità di un popolo che nonostante tutti i problemi che ha ci ha accolto a braccia aperte e ringrazio tutti quelli che hanno creduto in me, dal mio staff alla mia fidanzata a chi mi ha seguito…” Fine. Anzi no. Perchè dall’Avenida Atlantica dopodomani si replica e la parola passa alle ragazze

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