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Il giorno dopo l’Ironman Pescara torna tranquilla. Sembra una cartolina, quelle che una volta, quando non c’era Instagram,  si spedivano dalle vacanze. Via le transenne, via i gonfiabili,  riapre l’ asse attrezzato”  che ieri era chiuso al traffico per lasciare spazio alle bici fino quasi a Chieti e che per chi non è di queste parti è come se a Milano chiudessero un pezzo di tangenziale o a Roma un pezzo di raccordo.  Da impazzire… Ma soprattutto stamattina  a Pescara il mare è calmo. E c’era da scommetterci. “Ha fatto piatta per tutto il mese- raccontava  ieri prima di tuffarsi Antonello che è di qui e di sette edizioni ne ha corse cinque – e guarda un po’ adessso…”. Ieri erano onde, erano boe da tenere ferme a braccia, un nuoto tutto da inventare, erano bracciate scomposte e tanto mare dappertutto, anche in bocca, anche in gola, con il sale che ti resta addosso ma anche dentro e non ti lascia più. Stamattina invece no. Tutto tranquillo.  Tutto come se non fosse più tempo di dispetti, di sfide più dure di quello che già sono. E sembra uno sberleffo. Ma le difficoltà rendono più saporita la cronaca . E la cronaca è quella che raccontano le locandine dei quotidiani appese nelle edicole del centro: “Ironman, ha vinto lo spettacolo…” titola il Messaggero. Ed è così. Anche se poi sul serio ha vinto Cyril Viennot che è un francese con un bel curriculum, che si è preso gli applausi di tutti anche se poi in tanti  all’arrivo si sono spellati le mani sperando di vedere Alessandro Fabian salire sul podio. Ma così non è stato, per un soffio, per un po’ di inesperienza e “un pizzico di presunzione”  dice lui. E allora “brucia”  anche se poi al debutto il bilancio è più che positivo. Brucia ad Ale ma brucia anche a Daniel che di cognome fa Fontana, che qui ha già vinto due volte, che è la storia non ancora finita del nostro triathlon e che ieri ha pagato dazio ad una frazione di nuoto tagliata e dove, per un po’, si è anche dovuto camminare nell’acqua.  Troppo facile. Troppo poco per uno cresciuto tra le onde del Pacifico e che di Ironman ne ha già vinti due. Così gli altri vanno, gli corri dietro in bici, li riacciuffi ma poi nella “mezza” non hai più la brillantezza che serve. E fa due più due . Non si scappa. Non si improvvisa nulla. Vale per tutti. Anche per chi fatica in retrovia, per chi arriva due o tre ore dopo. Si fanno i conti con il fieno che si è messo in cascina nei mesi prima, con il vento che sulle dolci colline di Cepagatti e di Pianella non è mai dalla tua parte e con un caldo che ti toglie il respiro. C’è tutto ai ristori.  Acqua, sali, ghiaccio e i getti potenti delle doccette che ti fanno rinascere.  E serve a sopravvivere. Guardi le facce di chi ti sta davanti, dietro e di fianco e capisci che siamo tutti nelle stessa barca, che annaspiamo tutti , che contiamo i chilometri, i metri i passi cercando di cancellare ogni pensiero che possa far vacillare la volontà di continuare. Un ponte, due ponti, tre e poi quattro. Chissà chi lo ha disegnato ‘sto ponte. Bello e maledetto. E’ un gioiello di architettura che ti spalanca gli occhi su Pescara, sul suo lungomare. sulla sua spiaggia dove c’è gente più saggia sdraiata al sole. Che con il sole non combatte, se lo gode.  Sali, scendi, sali ancora e scendi ancora. Sorpassi qualcuno che cammina, ti fai di lato per lasciar passare un immenso Alex Zanardi che apre in due ali il pubblico che lo osanna e ti sembra Mosè che puntando il suo bastone separa le acque del mar Rosso.  Ed è il segno che il tuo delirio è vicino e quindi devi continuare incessantemente  a bagnarti la testa. Poi però passa.  Ti metti alle spalle i giardini d’annunziani e  vai a riscuotere. Non la medaglia, quella conta poco. Vai a guadagnarti la gloria che ti spetta. Dimentichi le onde del mattino, dimentichi il vento che sembrava non volesse farti rientrare a Pescara tornando indietro sull’asse attrezzato, dimentichi anche il caldo perchè poi basta una doccia… Resta l’emozione di un’avventura senza prezzo, i segni della salsedine sul body da lavare e la magia di un romanzo che hai scritto per te. Tutto da leggere e rileggere il giorno dopo. Quando il mare di Pescara è tornato a riposare…